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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2010 alle ore 08:40.
L'ultima modifica è del 08 settembre 2010 alle ore 09:05.
Ci mancava anche questa: contestata da tutti, la teoria economica ora deve affrontare persino la pretesa della storia, che vorrebbe sostituirla sul triste trono della conoscenza del mondo della ricchezza e della povertà degli esseri umani.
Succede, quando uno storico un po' fuori dagli schemi come Niall Ferguson sceglie un bersaglio facile come l'economista Paul Krugman, brillante e acuto, ma un po' incline alle ipersemplificazioni. Il dibattito è durato a lungo, per mesi, fino a quando se ne è appropriato un brillante giornalista del Financial Times, Gideon Rachman che - sull'edizione di ieri - ha contestato agli economisti un po' tutto: il desiderio, troppo umano, di guardare nel futuro; l'ansia di rubare ai fisici e ai chimici il segreto del rigore; persino la voglia d'imparare dagli errori e di cercare un nuovo paradigma invece di gettare la spugna. «Pseudoscienzati», li ha chiamati, esortandoli alle storie.
Rachman ha dato voce a idee molto diffuse; ma sarà ignorato. Giustamente. La scienza economica ormai va in un'altra direzione: guarda alla meteorologia, alla biologia evolutiva; cerca di elaborare nuovi modelli più complessi; torna ancora una volta alla microeconomia. Continua anche a dare, con le sue tecniche di esame empirico della realtà, un contributo importante alla storia, almeno quando questa si occupa di fenomeni generali e non di eventi singoli o casuali.
Il problema è altrove, e le polemiche contro l'economia lo nascondono, invece di svelarlo. La hubris che ha scatenato la crisi è stata quella degli "ingegneri" dell'economia - non solo, va detto, nel settore pubblico - che si sono posti alla guida del sistema; e, tra questi, soprattutto dei banchieri centrali che, pur avendo - ora lo sappiamo bene - tutti gli strumenti per capire dove l'economia del pianeta stava andando, hanno fatto finta di niente e hanno continuato a sbagliare. Il problema, molto serio, è che può accadere ancora.