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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2010 alle ore 14:50.
L'ultima modifica è del 12 settembre 2010 alle ore 15:25.
Tutto è cominciato in un giorno del 1961. Edward Lorenz, un meteorologo, stava rielaborando, sul suo primitivo calcolatore elettronico, i grafici di una simulazione su precipitazioni, temperatura, pressione, velocità del vento.
Voleva fare un passo indietro. Prese i numeri emersi dalle elaborazioni del giorno prima, scegliendoli a metà del grafico che il computer aveva disegnato, e li reintrodusse nel rumoroso macchinario a valvole. Tagliò solo, per comodità, le ultime tre cifre decimali. Tre su sei: a cosa corrispondevano, in fondo? Forse al battito d'ali di una farfalla o poco più...
La sorpresa fu enorme. La prima parte del nuovo grafico avrebbe dovuto ripetere la seconda metà del vecchio. I dati di partenza erano gli stessi, le formule erano deterministiche. E invece no: dopo un po' le due curve divergevano, e si allontanavano sempre più. Era l'effetto farfalla, atto di nascita di un nuovo concetto scientifico: il caos deterministico o, tecnicamente, la «dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali». Il senso è semplice: in un sistema complesso, una piccola variazione può moltiplicare i suoi effetti.
Esiste un sistema più complesso di quello economico? Trent'anni dopo, quando ormai la scienza della complessità già si faceva strada tra gli economisti, una serie di lavori - legati al nome di Jess Benhabib della New York University, oggi al centro dei dibattiti alla Fed, ma anche a Michael Woodford e all'italiano Michele Boldrin - individuò gli stessi effetti caotici persino nei modelli macroeconomici più recenti (quelli che hanno però fallito nel prevedere la crisi...), che sembravano escluderli.
Non era una novità assoluta: in passato economisti diversissimi avevano studiato modelli che prevedevano comportamenti "disordinati" dell'economia: John Hicks, Nicholas Kaldor e Richard Goodwin, il matematico-economista radicale che aveva usato lo schema predatore-preda prelevato dalla biologia, che già Alfred Marshall a inizio 900, aveva additato come il modello dell'economia. All'evoluzione in senso ampio, del resto, si sono ispirati i seguaci di Joseph Schumpeter, la cui impostazione - con Richard Nelson e Sidney Winter e poi con Philippe Aghion e Peter Howitt - ha già conosciuto sviluppi importanti.