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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2010 alle ore 07:52.
Lo scontro interno alla maggioranza che dovrebbe garantire un governo al paese ha toccato ieri il punto più basso. Non si era mai visto niente di simile in anni recenti. La campagna contro Fini, in quanto nemico politico di Berlusconi, ha dato questo risultato: un presidente del Consiglio e un presidente della Camera che sprofondano se stessi e le istituzioni in una contesa assurda e distruttiva. Fino a chiamare in causa i «servizi», o i «servizi deviati»; fino a evocare operazioni sporche compiute in lontani staterelli dell'America Latina, in vista di alimentare «dossier» fasulli utili a colpire, anzi demolire l'avversario.
A questo punto c'è una sola cosa da fare: fermarsi. Cessare le ostilità. Spiegare all'opinione pubblica, nelle forme appropriate, quello che sta accadendo. Entrambi, Berlusconi e Fini, devono parecchie spiegazioni. Entrambi condividono una responsabilità istituzionale di cui non possono spogliarsi a cuor leggero. Fra loro c'è un contenzioso politico, questo lo hanno capito tutti. Ma è inaccettabile lo spettacolo che va in scena giorno dopo giorno.
Nessuna democrazia può vivere in un tale clima di sospetto esasperato, in cui il presidente della Camera accusa il premier di essere il mandante della campagna denigratoria scatenata nei suoi confronti. E in cui il presidente del Consiglio non esita a mettere a rischio la maggioranza, oltre alla sua stessa personale credibilità, pur di distruggere un rivale politico che è anche il co-fondatore del partito che ha vinto le elezioni.
Le voci oblique sul coinvolgimento dei servizi, più o meno «deviati», nella storia del fatidico appartamento di Montecarlo vanno chiarite al più presto. Ci sono state smentite categoriche, da Palazzo Chigi e dai vertici dei servizi stessi. Bisogna tuttavia fare un passo in più. Occorre che sia evidente a tutti, in modi inequivocabili, che nessun individuo legato anche marginalmente agli apparati di sicurezza è mai stato coinvolto nella campagna contro Fini. Se qualcuno ha fabbricato dossier falsi (sottolineiamo: se qualcuno lo ha fatto) deve risultare al di là di ogni ragionevole dubbio che non si tratta di personaggi usi a frequentare certi uffici, magari svolgendo ruoli ambigui.