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La generazione senza muro in testa

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2010 alle ore 08:42.

«La riunificazione? I giovani autori se ne sono liberati». Questo il parere di Maria Gazzetti, direttrice della Fondazione Lyrik Kabinett di Monaco di Baviera e sismografo delle tendenze letterarie che vibrano in Germania. Perché se gli autori più interessanti dell'Est tedesco, come Ingo Schulze, Uwe Tellkamp o Clemens Meyer, ancora risentono della frattura biografica che ha inciso nelle loro vite, del crollo del Muro la nuova generazione di scrittori provenienti dall'ex Ddr non ha che un vago ricordo, e spesso nemmeno quello.

«Penso a giovani autrici come Judith Zander, molto più interessate a creare un proprio "lessico famigliare" che al tumulto della Storia, quello che ha travolto e segnato profondamente gli autori delle generazioni precedenti».

Perché dall'Est tedesco arriva sempre più una letteratura capace di tematizzare la provincia, ma di farlo rendendo le zone periferiche della Germania luoghi capaci di parlare al mondo: libri come quelli di Julia Schoch, che pur non facendo segreto della loro gestazione "orientale" attribuiscono alla riunificazione un ruolo sfumato e sempre meno essenziale. Forse che allora il problema di una nazione ancora divisa secondo lo stereotipo dei "Wessi" e degli "Ossi", tra tedesco-occidentali ricchi e arroganti e tedesco-orientali lamentosi e privi di spirito d'iniziativa, può considerarsi ormai archiviato? Parrebbe di sì, almeno ad annusare i fermenti letterari o a leggere i dati economici, secondo cui i nuovi Länder stanno facendo balzi da gigante nel recupero della competività rispetto ai connazionali dell'ex Repubblica di Bonn. Eppure il "muro in testa" non è solamente un'espressione un po' trita: è la realtà che si manifesta al visitatore delle campagne sassoni e delle pianure della Pommerania, dove può capitare di percorrere chilometri di strade provinciali tappezzate solamente di manifesti del partito neonazista e ascoltare discorsi di rinuncia e disoccupazione ben lontani dall'ottimismo di chi guarda alla "Locomotiva Tedesca" come a un missile lanciato verso la crescita.

È questa la doppia realtà di un paese capace in vent'anni di modernizzare uno stato in rovina e creare eccellenze tedesco-orientali come quelle dei distretti di Jena, Lipsia o Dresda, eppure ancora profondamente separato in casa. Una frattura che si rispecchia anche nei media, dove una rivista come SUPERIllu, pressoché sconosciuta in Baviera o in Renania, annovera tirature da capogiro in Turingia o nel Brandeburgo, raccontando ai suoi lettori vicende sentimentali di star e starlette sconosciute ai fratelli occidentali.

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Tags Correlati: Brandeburgo | Clemens Meyer | Europa | Fondazione Lyrik Kabinett | Ingo Schulze | Judith Zander | Julia Schoch | Maria Gazzetti | Politica | Uwe Tellkamp

 

E allora forse è davvero nella freschezza dei giovani creativi la chiave di lettura più ottimista per guardare alla Germania di domani, quella dei ragazzi di una Berlino riunificata che ormai non è più Est e Ovest ma anche Nord e Sud, Europa e America, una città impensabile fino a vent'anni fa e ora laboratorio di esperimenti e commistioni. Una capitale creativa interessata alla Storia soprattutto per riappropriarsene sfacciatamente sulle passerelle dei giovani stilisti, dove si gioca all'"ostalgia" per la Ddr senza averla mai conosciuta.

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