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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2010 alle ore 08:22.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2010 alle ore 08:04.
Non è necessario essere allievi di Milton Friedman, lettori di Ayn Rand o iscritti ai Tea Party per ammettere che forse Ronald Reagan non aveva tutti i torti. Il vecchio presidente sosteneva che le nove parole più terrificanti in lingua inglese fossero quelle pronunciate dal funzionario dello stato che si presenta al cittadino con un «mi manda il governo federale, sono qui per aiutare».
L'ultima trovata del paternalismo di stato è opera del sindaco di New York Michael Bloomberg, in nome della lotta all'obesità. Il magnate dei media economico-finanziari vuole aiutare i suoi cittadini a dimagrire, auspica che si tengano in forma, spera che restino «fit». Così ha chiesto al Dipartimento dell'Agricoltura di Washington di vietare l'acquisto di bibite gassate e zuccherate con i food stamp, i buoni alimentari che il governo federale fornisce a circa 40 milioni di americani indigenti (1,7 residenti a New York). Secondo il sindaco milionario, dunque, un povero è meglio che non beva Coca Cola, che non si disseti con un tè freddo, che non pasteggi a Sprite a spese del contribuente. L'idea di Bloomberg riguarda le bevande che contengono più di 10 calorie per lattina, ma anche i succhi di frutta con aggiunta di zucchero. La dottrina dello stato etico, negli anni 10, si allarga fino a diventare stato estetico.
L'iniziativa di Bloomberg non è isolata. Nel 2003 il sindaco di New York ha vietato il fumo nei bar e nei ristoranti della città. Nel 2006 ha impedito ai ristoratori l'uso di grassi idrogenati (trans-fats) e ha avviato una campagna per la riduzione del sale negli alimenti confezionati e nelle pietanze offerte dai ristoranti. Da quest'anno, chiunque serva cibo o bevande nei locali di New York è obbligato a esporre nei menu il numero di calorie di ogni singolo prodotto in vendita. Il consumatore ideale del paese del Grande Papà Bloomberg non sceglie soltanto in base al gusto personale o al prezzo, ma si fa condizionare anche dal valore calorico.
Finché si tratta di un colpetto di gomito, di quella "spinta gentile" che indirizza il consumatore verso la scelta giusta - come hanno scritto in Nudge il giurista obamiano Cass Sunstein e l'economista Richard Thaler - in fondo va ancora bene. Siamo in zona di paternalismo libertario, dove non si lascia tutto in mano agli individui, come vorrebbero i libertari purissimi, ma perlomeno non s'impongono comportamenti, come da manuale del perfetto progressista.