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Expo 2015 les jeux sont faits O no?

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2010 alle ore 10:39.
L'ultima modifica è del 16 ottobre 2010 alle ore 10:39.

Meglio prevenire che reprimere. Per questo, giocando d'anticipo, sta prendendo forma una novità: la nascita della commissione di controllo sugli appalti dell'Expo 2015, che possa coinvolgere prefettura, guardia di finanza, magistrati. La consapevolezza è che la torta da spartire ha dimensioni non trascurabili e, soprattutto in momenti di crisi come l'attuale, gli appetiti non mancano. Compreso quelli della malavita organizzata, presente ormai in forze nell'hinterland milanese, come conferma la recente indagine sulla rete capillare della 'ndrangheta scoperta in Lombardia (ma anche nel vicino Piemonte l'organizzazione criminale dà segnali di aggressività, in particolare nei confronti del mondo delle imprese).
L'obiettivo è certificare la massima trasparenza degli appalti e l'iniziativa rappresenta un'altra tappa importante dopo il via libera della Fondazione Fiera Milano e dei Cabassi all'utilizzo delle aree di loro proprietà per l'Expo 2015. Così, martedì prossimo, il sindaco di Milano, Letizia Moratti, potrà presentarsi a Parigi evitando brutte figure e con la disponibilità dei terreni. Non è stata, fino all'ultimo, una partita dall'esito scontato. Soprattutto perché la proposta della Regione Lombardia, seguita direttamente dal presidente, Roberto Formigoni, era ben diversa: la costituzione di una newco che prendesse in mano la situazione e che avesse come azionisti chi ci metteva i soldi, dalla Regione al Comune di Milano fino alla Provincia.

Il sospetto degli altri partner è stato che la newco fosse destinata ad avere come riferimento pressoché unico la Regione Lombardia, cioè l'unica con forza finanziaria adeguata per essere protagonista. Il corollario era evidente: Formigoni deus ex machina degli appalti e dell'intera operazione, con Infrastrutture lombarde, braccio operativo regionale nei grandi lavori, in sala di comando. Dal punto di vista della Regione Lombardia, invece, il timore è che l'Expo 2015 si trasformi in un grande regalo ai privati. Nonostante ciò, alla fine, in Fondazione Fiera l'operazione è stata votata all'unanimità dal consiglio generale, l'organismo plenario in cui la Regione conta una rappresentanza nutrita.

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Tags Correlati: Cabassi | Fiere | Fondazione Fiera Milano | Letizia Moratti | Lombardia | Roberto Formigoni

 

Per il momento i privati dovranno sborsare gli oneri che serviranno ad attrezzare le aree e a realizzare le infrastrutture. Circa due terzi verranno pagati dalla Fondazione Fiera, mentre il resto è a carico dei Cabassi. L'ordine di grandezza complessivo, con margini d'incertezza ancora notevoli, è di 150-200 milioni. Un impegno considerevole, tenendo conto che la riconversione dei terreni per abitazioni e uffici sarà possibile soltanto 18 mesi dopo la fine dell'Expo.

Il problema dei capitali da investire si pone anche per la Fondazione Fiera e coinvolge la controllata Fiera Milano. Quest'ultima deve fare i conti con la crisi economica e, proprio recentemente, ha avviato un piano d'emergenza con forte riduzione del numero delle società di gruppo e la cassa integrazione per circa 80 dipendenti. La speranza era che la controllante Fondazione Fiera accettasse la riduzione dei 60 milioni di affitto annuale dei padiglioni. Ma ora l'impressione, anzi la certezza, è che il contratto difficilmente verrà modificato prima della scadenza nel 2014 perché la Fondazione non può permetterselo. Anche perché è impegnata in almeno un altro investimento ambizioso: il centro congressi al Portello, che permetterà a Milano di entrare nell'Olimpo del circuito mondiale delle città in grado di organizzare eventi con oltre 25mila partecipanti.

fabio.tamburini@ilsole24ore.com

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