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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2010 alle ore 06:38.
Che cosa hanno in comune le fondazioni bancarie e le frequenze televisive? A entrambe si guarda per reperire risorse per progetti che il bilancio dello stato non riesce a finanziare: al primo posto dell'elenco, accanto alla sempreverde rete a banda larga, si è da poco insediata la riforma Gelmini. Si tratta di risorse effettivamente disponibili?
Nel caso delle fondazioni, tre lustri dopo la legge Ciampi-Pinza, si dovrebbe sapere che farci entrare progetti di questo genere sarebbe una forzatura di quanto statuti e testi di legge prescrivono per investimenti dei patrimoni e destinazione dei redditi. Nel caso dei proventi dalla vendita delle frequenze liberate dalla transizione al digitale, varrebbe la pena verificare se quel «un bel po' di miliardi» di cui parla Pier Luigi Bersani (sul Corriere del 14 ottobre) - ed Eugenio Scalfari (sulla Repubblica del 17) precisa essere tre - sono effettivamente disponibili.
Se si pensa alle frequenze come a una strada, e ai canali televisivi come a file di macchine, la tecnologia digitale consente di far passare sei (ma tra poco anche 12) file dove con l'analogica ne passava una. La nuova capacità che così emerge è il "dividendo digitale", e il problema che sorge è chi deve incassarlo. Quanto all'uso, gli interessati al dividendo sono le televisioni nazionali e i fornitori di servizi di comunicazioni mobili, le prime per poter trasmettere canali tematici a pagamento, l'alta definizione, domani il 3D (il "dividendo interno"); i secondi per aumentare la copertura e la capacità trasmissiva, soprattutto nelle aree urbane ("dividendo esterno"). Quanto al valore economico: chi è il proprietario dell'azione a cui è attaccato il dividendo, ossia il diritto di usare la frequenza liberata?
Per il dividendo interno (al sistema televisivo), la legge Gasparri consente alle televisioni nazionali (Rai, Mediaset, La7, l'Espresso) di seguire l'evoluzione tecnologica del loro business, a condizione che si paghino le relative infrastrutture e mettano a disposizione di nuovi entranti il 40% della nuova capacità trasmissiva. Per rispondere ai rilievi di Bruxelles, che in tal modo si trasferirebbe nel mondo del digitale l'oligopolio dell'analogico, il governo ha "racimolato" cinque blocchi di frequenze che assegnerà con un beauty contest, al quale è stato ammesso a partecipare anche Sky.