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Concorrenza locomotiva o sul binario morto?

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2010 alle ore 10:30.

Si discute molto in questi giorni di liberalizzazione ferroviaria. Prima considerazione preliminare: per una volta ci si chiede se sia sufficiente o meno la dose di liberalizzazione che andiamo realizzando, se sia applicata correttamente o meno. Non si discute se farla o meno. Per una volta siamo stati i primi in Europa ad aprire il mercato ferroviario in modo serio dopo l'esperienza controversa del Regno Unito negli anni 90. Non è poco per il paese che fu delle partecipazioni statali e ora resta delle concessioni «in house» a livello comunale e delle caste professionali. Deve essere motivo di vanto per l'Italia, non di guerra intestina.

Seconda considerazione preliminare: la concorrenza ferroviaria la stiamo sviluppando partendo da un settore che ci sta dando grandi soddisfazioni, il settore che guida lo storico recupero del treno rispetto all'auto e all'aereo, l'alta velocità di lunga percorrenza. Ha sottratto almeno il 40% del traffico all'aereo sulla Milano-Roma e questo è un esempio di competizione virtuosa. Alitalia sta cominciando a rispondere su tariffe e organizzazione del servizio.

A dispetto di tutti gli pseudo-ambientalisti e i nimby d'Italia, oggi il fiore all'occhiello viene proprio dalla capacità che ha avuto Mauro Moretti di realizzare la più importante infrastruttura dal dopoguerra a oggi e poi di trasformarla in un servizio di elevata qualità, a costi competitivi. Di questo va dato atto all'amministratore delegato delle Fs. L'Alta velocità Torino-Milano-Napoli è un fenomeno di mercato e di cultura: dimostra che le infrastrutture non sono soltanto cantieri decennali o ventennali, liti sul territorio, poteri di veto di minoranze riottose, lentezze burocratiche e alti costi. L'infrastruttura è anche un incubatore di servizi che migliora la qualità della vita dei cittadini. Particolare aggiuntivo non irrilevante: stiamo vendendo le tecnologie del sistema di controllo del treno Av in tutto il mondo, un altro momento di affermazione del made in Italy in un settore nuovo.

Veniamo al punto: lo scontro Moretti-Montezemolo sull'apertura del traffico ai treni privati, ma anche le difficoltà che incontrano regioni che la vorrebbero, come il Piemonte, ad aprire i propri servizi regionali alla concorrenza. È evidente che in ambito locale si sta affermando - con la "complicità" del Parlamento che nel 2009 ha votato all'unanimità l'emendamento che allungò a dodici anni il limite di durata dei contratti sottoscritti da Fs - un modello di rafforzamento del monopolio di Trenitalia mediante i contratti di servizio con le regioni o addirittura le spa miste con soggetti regionali. Qui l'Europa è più avanti: la Germania ha fatto 55 gare per l'affidamento dei treni pendolari.

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Tags Correlati: Alitalia | Antonio Catricalà | Camera dei deputati | Concorrenza | Ferrovie dello Stato | Germania | Giuseppe Sciarrone | Mauro Moretti | Milano | Ministero delle infrastrutture | Ntv | Piemonte | Trenitalia

 

Trenitalia fa il proprio lavoro di impresa: tratta da posizione di forza con le regioni, rafforza la propria posizione e cerca di strappare tariffe più alte, investendo anche in nuovi treni. C'è qualcosa che non va, però, nella debolezza, nell'inerzia o nell'assenza del regolatore, l'arbitro. Il ministero delle Infrastrutture, cui curiosamente fanno capo i poteri di regolazione, frammentati fra più strutture piccole e deboli (oltre che pieni di dipendenti o ex dipendenti Fs), non sembra il soggetto adatto a questo compito che di solito viene esercitato da autorità indipendenti e ben attrezzate tecnicamente. Lo ha ricordato il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, tre giorni fa alla Camera, ponendo peraltro la propria candidatura a indossare la giacchetta nera dell'arbitro sui binari.

Situazione tesa anche sull'alta velocità. Ntv ha avuto, con tipico spirito di iniziativa imprenditoriale, la prontezza di capire che quella nuova infrastruttura avrebbe liberato potenzialità enormi in termini di servizi aggiuntivi. Non dimentichiamo che Giuseppe Sciarrone, amministratore delegato di Ntv, aveva già percorso questa strada con la sua Rtc, potenziando notevolmente i servizi merci fra Verona e Monaco sotto il Brennero. Esperienza positiva perché ha dimostrato che la concorrenza fa bene a tutto il mercato, facendo crescere l'intera domanda ferroviaria.

Ora Ntv denuncia molti ostacoli alla liberalizzazione, nei coperchi più che nelle pentole. Vale a dire nei particolari operativi. Moretti, dall'altra parte, denuncia che l'Italia è il mercato è più aperto del mondo e questo permette alle ferrovie nazionali francesi (alleate di Ntv) e alle ferrovie tedesche (alleate di Rtc) di entrare nel mercato italiano senza pagare lo stesso prezzo dall'altra parte. Le Fs si sono viste le porte sbarrate quando hanno proposto servizi in Francia. Sbarrate da mille resistenze burocratiche nel rilascio delle licenze oppure penalizzate nella distribuzione delle tracce. Moretti chiede il rispetto del principio di reciprocità in Europa e dovrebbe forse avere più sostegno dal governo in questa battaglia. Ma purtroppo il governo si lascia attrarre da tante Sirene e resta silente o inerte quando sono in gioco questioni cruciali.

Con l'apertura della rete a Ntv, l'Italia è paese con il mercato ferroviario aperto, con due operatori in concorrenza sulle tratte più ricche e Moretti, parlando alla politica, ricorda che Fs deve sostenere una serie di oneri impropri sul servizio universale e sui servizi pendolari.

Ma la denuncia dei dettagli anticoncorrenziali avanzata da Ntv e da altri operatori (Arenaways) è però significativa e fondata. Perché il certificato di sicurezza rilasciato a un'impresa ferroviaria deve valere tratta per tratta e non per l'intera rete, costringendo l'impresa a richiedere nuove estensioni se cambia tragitto anche di cinque chilometri? Perché la patente del macchinista deve essere in capo all'azienda ferroviaria e non al macchinista stesso? Perché i carri o le gru di soccorso devono essere nella disponibilità dell'impresa dei treni e non di quella della rete come è più logico? Perché si vuole spostare la proprietà dei terminal merci dalla rete a Trenitalia? Tutti dettagli in apparenza, ma che creano alla fine squilibrio fra Trenitalia e i soggetti entranti. Ovunque l'ex monopolista cerca di trattenere più quote di mercato possibile per sé. Ovunque i nuovi entranti strillano denunciando penalizzazioni. Ci vuole un arbitro che sappia autorevolmente arbitrare la partita, guardando anche i dettagli.

Conclusione: senza una politica continua, incisiva, di sistema, sul versante degli investimenti e dei servizi pubblici di trasporto, della logistica, della concorrenza e delle infrastrutture, qualunque decisione, anche la più giusta e innovativa, rischia di rivelarsi uno spruzzo nel mare, di restare in mezzo al guado, di produrre effetti minimi. Se non avremo la forza di fare sistema -fare squadra è slogan fortunato di Montezemolo-, tutti insieme, destra e sinistra, in un campo che davvero dovrebbe costituire una priorità nazionale per la crescita e lo sviluppo, perderemo un'altra corsa che invece possiamo vincere. Non sprechiamo la posizione di vantaggio acquisita fino a oggi. Per una volta il vantaggio è dalla parte giusta: coltiviamolo, completiamolo, facciamolo rispettare all'interno e fuori, facciamo del "modello italiano" un modello vincente. Questo giornale resta persuaso, anche nel cuore della crisi, che concorrenza, mercato aperto, innovazione, limiti ai monopoli, siano la strada verso il benessere.

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