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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2010 alle ore 09:40.
I consumi di beni alimentari di prima necessità sono tassati in modo significativo. Le aliquote sui redditi da lavoro sono arrivate a livelli insostenibili.
Quali meriti si sono conquistati i "consumi finanziari" per guadagnarsi l'esenzione da qualunque piccola tassa? Perché vogliamo privare chi compra e vende sui mercati della gioia di contribuire al bene comune? Il motivo più frequentemente addotto è che una tassa sulle transazioni finanziarie solo in alcuni paesi (o in un'area allargata come quella della Ue) farebbe fuggire i capitali. L'appello degli economisti vuole ricordare che non è così.
Esistono 23 episodi di tasse sulle transazioni finanziarie imposte in uno solo dei paesi ad alto reddito (Usa, Regno Unito, Hong Kong), con costi amministrativi che sono decine di volte inferiori a quelli delle imposte come quelle sulle imprese, che non hanno prodotto fughe e hanno raccolto gettito. Sull'estensione di queste tasse ad aree più ampie l'impegno della task force finanziaria contro il riciclaggio c'insegna che, quando la comunità vuole allargare l'applicazione di regole comuni alle piazze, ha gli strumenti di pressione per convincere tutti o quasi.
Le differenze di gettito dipendono da due incognite. La prima tiene conto della riduzione delle transazioni in seguito all'imposizione della tassa. Esistono studi che hanno calcolato quest'elasticità: è contenuta, soprattutto per tasse piccole come quella proposta (0,05%). La seconda incognita è il perimetro delle attività finanziarie considerate. Secondo Schulmeister, è possibile arrivare a 242 miliardi di dollari annui considerando i mercati regolamentati e fino a 660 se si includono quelli non regolamentati in caso di applicazione mondiale. Le due cifre diventano 120 e 290 miliardi di dollari se ci si limita all'Europa. Nel primo caso è semplice imporre la tassa, nel secondo, per essere sicuri di evitare l'elusione, si dovrebbero regolamentare le transazioni. È prudente attestarsi sulle cifre inferiori che sono molto elevate. Bastano 30 miliardi per assicurare l'istruzione primaria obbligatoria nel mondo.
La seconda parte dell'appello discute il possibile utilizzo delle somme raccolte articolando una proposta in particolare (capitalizzazione della microfinanza) ma lasciando aperto il ventaglio di opzioni e sottolineando che dobbiamo uscire dalla paralisi di chi pensa che il gettito raccolto debba andare sprecato o mal utilizzato. Nessuno pensa con la tassa sulle transazioni finanziarie di risolvere i problemi del mondo. Non siamo così ingenui da non sapere che la partita si gioca su molti tavoli (politiche dei tassi di cambio, regole sulla capitalizzazione degli intermediari, eccetera). Visto che chi paga sempre è in difficoltà, possiamo cominciare a dare un segnale di civiltà affermando che il valore dell'equità ci sta a cuore non meno di quello dell'efficienza e che gli oneri possono essere ripartiti in modo diverso rispetto a quanto fatto sinora.