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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2010 alle ore 07:55.
1 I diritti di base devono essere sempre tutelati. Finora, però, nessuno li ha voluti davvero toccare: perfino le misure di Pomigliano non sono così lesive del diritto di sciopero come, all'inizio, poteva sembrare. Sia nelle crisi sia nelle fasi di sviluppo, noi delle Rsu, i colleghi del sindacato nazionale, i manager e gli azionisti delle aziende non dobbiamo però avere paura dell'innovazione. Dobbiamo prenderci dei rischi, per sviluppare la competitività dell'impresa. Con lo stile sindacale da anni 70, fondato solo sul conflitto, è complicato chiudere accordi aziendali e accordi in deroga. Prendiamo la questione del contratto a tempo indeterminato: l'obiettivo è che tutti i colleghi abbiano un lavoro fisso e non precario. Non è però un tabù ricorrere ai contratti a tempo determinato, controllando che non vi siano abusi. Come non è un tabù, quando c'è la crisi, scambiare salario con una formazione seria e di qualità, che serva al lavoratore e all'azienda per aumentare la produttività.
2 Con l'azienda, il nostro rapporto è buono. Riconosce la Rsu come primo interlocutore. Nei tempi buoni abbiamo fatto tre accordi per la produttività. E lo è anche adesso, ché si profilano alcune difficoltà all'orizzonte, con l'ipotesi di una cassa integrazione che finora per fortuna non avevamo mai sperimentato. Con gli altri sindacati, in particolare con la Fiom, il rapporto dipende dalla situazione. Sono un cattolico cislino. A parte un anno nella Fiom, sono sempre stato nella Fim. Con i compagni della Fiom, i problemi sono sorti adesso, che per l'azienda si profilano alcune difficoltà all'orizzonte. Loro hanno scelto il muro contro muro, procedurale e di sostanza. Hanno subito indetto quattro ore di sciopero preventivo con presidio di fronte ad Assolombarda. Per noi della Fim, lo sciopero preventivo, così a freddo come gesto conflittuale in sé e per sé, non serve a nulla.
3 Il problema della rappresentatività esiste. In fabbrica la crisi del sindacato c'è. E riguarda tutte le sigle. Io cerco sempre la concertazione. Il modo giusto per coinvolgere la maggioranza silenziosa, non ultimi i giovani de-politicizzati, è quello di mostrare che il dialogo con l'azienda e con tutti gli altri, anche i sindacati concorrenti, è sempre aperto. Bisogna negoziare sempre.