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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2010 alle ore 07:50.
1 Diritti dei lavoratori e competitività delle aziende vanno di pari passo. E se c'è, come c'è, un attacco ai primi, anche la competitività delle imprese ne verrà danneggiata. Non è che, diminuendo i diritti, aumenti la produttività: soprattutto nelle lavorazioni ad alta tecnologia, ma in ogni nicchia della manifattura italiana, lavorare bene vuol dire svolgere ogni fase con tempi certi e con un determinato livello di qualità. Solo così si raggiungono gli standard di qualità. Nel nostro rapporto con l'azienda, il contratto a tempo indeterminato è il perno intorno a cui tutto ruota. Anche in fabbrica, il nostro atteggiamento come Rsu deve essere improntato a una solidità che i critici malevoli chiamano rigidità. Non possiamo che essere duri. Mica siamo in Germania. È vero che la Ig Metall, il sindacato tedesco dei metalmeccanici, ha ceduto dei diritti, dicendo sì a tagli di salari a parità di ore lavorate oppure a salari identici con più giorni in azienda. Quella dei sindacalisti tedeschi, però, è stata una ritirata strategica. Non hanno firmato cambiali in bianco. In Germania c'è un patto sociale. Uno stato vero. Da noi manca la politica. E, io, dei padroni italiani non mi fido.
2 In maniera sistematica, sia che le cose vadano bene sia che le cose vadano male, i padroni cercano sempre di trovare un interlocutore privilegiato dentro alla Rsu, per strappare le migliori condizioni, naturalmente a loro vantaggio. L'obiettivo, dunque, è quello di dividere le componenti della Rsu, anche a livello personale. Poi, quando ha l'occasione di farlo, non ultima la crisi, l'azienda regola i conti. Chissà perché in questo momenda noi tutti e quattro i delegati della Fiom sono in cassa integrazione: non solo i tre operai, ma anche il sottoscritto e un altro compagno, che abbiamo la qualifica da impiegati. È brutto dirlo. Ma quello che vivo mi fa pensare che, nel rapporto con l'azienda, noi della Fiom abbiamo una tenuta "etica" molto più forte degli altri.
3 I giovani e gli operai sono i più schiacciati dentro a questa nuova fase dello sfruttamento del capitale. Dunque, bisogna difendere i loro diritti e il loro potere d'acquisto. In maniera radicale. Nel rapporto con i titolari dell'azienda e con i dirigenti, ho imparato prima a non fidarmi di niente e di nessuno. E, soltanto dopo, a guardare le carte in tavola. Il negoziato è importante, in ogni fase. Ma piuttosto che siglare un pessimo accordo, io non lo siglo. Così difendiamo i più deboli e cerchiamo di coinvolgerli nelle nostre attività.