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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2010 alle ore 08:19.
MALTEMPO
Tre giorni di pioggia - tanta pioggia ma non un nubifragio epocale - sono bastati a mettere in ginocchio l'Italia. Fiumi esondati, buona parte della Pianura Padana allagata, la città di Vicenza sommersa dall'acqua, di nuovo Lambro e Seveso esondati a Milano. Non è un'emergenza: in quasi sessant'anni le vittime del maltempo in Italia sono state più di novemila. Frane e alluvioni hanno travolto interi villaggi, spazzato via comunità. Le aree ad altra criticità geologica sono il 10% del totale e interessano l'89% dei comuni. Oltre un milione di edifici sono a rischio, tra questi seimila scuole, 531 ospedali. Non è un'emergenza, è ordinaria amministrazione che diventa periodicamente dramma a causa di procedure farraginose, troppi enti di controllo – che vuol dire nessuno - responsabilità diffuse, dunque non identificate. I fiumi sono senza controllo, molti argini senza manutenzione e rive desertificate. C'è da augurarsi che la pioggia smetta di cadere, per evitare che il Po in crescita minacci sempre più concretamente di esondare. Torneremmo a parlare di emergenza, di catastrofe, ma dopo sessant'anni l'emergenza è diventata ordinaria amministrazione.