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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2010 alle ore 08:47.
L'ultima modifica è del 11 novembre 2010 alle ore 06:38.
Immaginate di dover rispettare ora con i vostri comportamenti le leggi che saranno in vigore nel 2019. O di dover osservare dei regolamenti che oggi non esistono, ma che qualcuno scriverà nel 2020. Ebbene, l'impossibile per un comune mortale non vale per le banche italiane, che pur non avendo ancora a disposizione un quadro certo e definito sulle future regole di Basilea 3, non perdono occasione per convincere il mercato del contrario: non solo dicono di essere pronte alla sfida, ma addirittura di aver già superato il test di "ammissione".
Peccato che Basilea 3 ancora non esista nella sua forma finale, che i suoi contorni siano incerti e le sue caratteristiche tecniche in gran parte da scrivere. Come è possibile, allora, affermare di «essere adeguati ai nuovi parametri»? Non solo: perché solo le banche italiane dicono di essere pronte e quelle straniere tacciono?
Sorge il dubbio che si tratti più di boutade che di reali considerazioni: affermare che già oggi si è in linea con le future normative significa dare per scontato che di qui al 2019 non accadrà nulla. Che il mondo resti immutato. E che, a furia di tira e molla tra politici, banchieri e tecnici, anche Basilea 3 resti immutata. In fondo, a fine 2007 anche Lehman Brothers faceva stime sui suoi conti del 2008...