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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2010 alle ore 08:51.
Sono tutti giovanissimi: i protagonisti del film, i personaggi reali e gli spettatori. The Social Network, il film che ripercorre le origini di Facebook, ha vinto al box office Usa: 150 milioni di dollari in un mese, più della metà del pubblico in sala con meno di 25 anni. Per scoprire i retroscena di una piccola idea che ha dato vita a una grande storia imprenditoriale: un gruppo di ventenni che ha trasformato l'albo degli ex alunni di Harvard nel social network più grande del mondo. Rivoluzionando di colpo il modo di relazionarsi di milioni di persone e l'essenza stessa di internet.
Oggi Mark Zuckerberg, dipinto nel film come un avido sbruffone, ha 26 anni ed è il più giovane Paperone della storia, alla testa di un gruppo valutato attorno ai 30 miliardi di dollari, in attesa di quella che sarà la maggior Ipo internet dai tempi di Google. Ma il resto del gruppo si è sfaldato: Eduardo Saverin è arrivato alle carte in tribunale (la storia è raccontata nel film, che sbarca venerdì nelle sale italiane), mentre Chris Hughes e Dustin Moskovitz hanno lasciato, apparentemente in armonia con Zuckerberg. Il primo, dopo aver orchestrato la campagna online in chiave social di Barack Obama, ha avviato Jumo, il social network di chi «lavora per cambiare il mondo». Moskovitz ha scommesso su un network per favorire la collaborazione tra dipendenti, una mega-intranet aziendale. E non sono i soli. Negli ultimi mesi una serie di manager della prima linea ha lasciato Facebook, ognuno per seguire un suo sogno capitalizzando delle azioni il cui valore è triplicato in un anno sul mercato secondario.
È la grande ricchezza della Silicon Valley: idee che si mettono in moto e si connettono per far nascere altre idee. E siccome di questi tempi non tutti possono permettersi di perdere il patrimonio di conoscenza e creatività che hanno coltivato, Google proprio ieri ha concesso ai propri dipendenti un bonus da mille dollari e un aumento di almeno il 10% dello stipendio. Che moltiplicati per 23mila dipendenti non sono proprio noccioline. Ma a Mountain View sanno benissimo che quei cervelli sono un patrimonio aziendale.