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Commenti e Inchieste

Anti Robin Hood all'università

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2010 alle ore 08:08.
L'ultima modifica è del 12 novembre 2010 alle ore 06:40.

In Gran Bretagna il nuovo governo finalmente getta la maschera e fa quello che fanno tutti i conservatori: alza le tasse universitarie, e come era inevitabile favorisce i ricchi a scapito dei poveri. Gli studenti meno abbienti protestano, e alcune centinaia di loro assaltano la sede del partito conservatore. La notizia, ampiamente riportata dai giornali, sembra plausibile: senonché la prima parte è completamente falsa (le proteste e gli assalti, invece, ci sono stati).


Il fatto incontrovertibile è che la riforma proposta dal governo fa esattamente l'opposto di quanto è stato riportato: riduce il costo degli studi universitari per il terzo meno abbiente degli studenti, e lo aumenta per i più ricchi. Le rette universitarie probabilmente aumenteranno, ma in Gran Bretagna chi vuole può pagarle chiedendo al governo un prestito dello stesso ammontare; questo viene restituito quando si comincia a lavorare, ma solo se il reddito supera una certa soglia. Con la riforma, questa soglia cresce, quindi più laureati non pagheranno niente; sale il tasso d'interesse per coloro che guadagnano di più; e aumenta il sussidio ai meno abbienti per pagare le spese di sostentamento durante gli studi, mentre diminuisce per i più ricchi. Sale anche il supporto per gli studenti lavoratori che frequentano a tempo parziale. Organismi indipendenti calcolano che la stessa spesa pubblica per l'università potrebbe aumentare con questa riforma.


Chi protesta dunque? Gli studenti meno abbienti male informati e i figli di papà che vogliono mantenere i propri privilegi attuali. Questa diabolica coalizione d'interessi è uno dei motivi principali per cui è praticamente impossibile riformare l'università. In nessun posto ciò si vede meglio che in Italia.
Una laurea è ancora uno degli investimenti a più alto rendimento; in Italia più che in altri paesi sono soprattutto i ricchi a farlo. Il fatto che l'università sia quasi gratuita significa che la maggioranza dei contribuenti, i cui figli si fermano alla scuola superiore o prima, sussidia un investimento ad alto rendimento e con basso rischio per i più ricchi. È possibile immaginare qualcosa di più iniquo?

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Tags Correlati: Anti | Gran Bretagna | Italia | Scuola e Università |

 

Eppure le tasse universitarie sono uno dei pochi tabù rimasti: nessuno a destra, centro o sinistra osa proporre di aumentarle. Il giorno stesso che lo si facesse, la solita coalizione diabolica di studenti male informati e di figli di papà interessati - supportata in Italia da docenti che protestano sempre e comunque, da partiti che cavalcano la tigre, da arruffapopoli che fiutano l'occasione per mettersi in mostra e da giornalisti prevenuti o che non sempre hanno voglia di documentarsi - scenderebbe in piazza come è successo in Gran Bretagna, Germania, Messico e ovunque questa proposta sia stata avanzata.


Sarebbe semplicissimo attuare un sistema che coniughi una maggiore equità con un miglioramento della qualità dell'università: basterebbe seguire il canovaccio della riforma attuata dal governo laburista in Gran Bretagna, o con alcune variazioni in Australia. Le rette universitarie aumentano, ma nessuno è obbligato a pagarle mentre studia: ogni studente può ricevere un prestito, da ripagare quando e se lavora, a un tasso d'interesse crescente con il reddito lavorativo; sotto un certo reddito non si ripaga niente, e per redditi intermedi si ripaga solo una parte. Dopo 25 anni il debito viene estinto, qualunque sia la parte rimanente. In aggiunta, gli studenti meno abbienti ricevono sussidi a fondo perduto e prestiti addizionali per le spese di vitto e alloggio.
Questo è un sistema enormemente più equo di quello attuale. Ma avrebbe anche effetti positivi sulla qualità delle università. Pagando (seppure in modo differito) il costo dell'istruzione universitaria, gli studenti avrebbero molta più voce nel protestare contro i docenti che insegnano male, che non si fanno trovare al ricevimento, o che non si aggiornano. Oggi non possono farlo: quando il servizio che si riceve è quasi gratuito il potere contrattuale dei fruitori è limitato.


Da mesi si discute in Italia sulla "scomparsa" di 100 milioni di euro in borse di studio agli studenti meno abbienti. È una goccia nel mare, ma importante per chi la riceve. Il governo ha annunciato recentemente che forse ha trovato le risorse necessarie. Meglio così. Ma c'era una soluzione alternativa che sarebbe stata più equa, e avrebbe risolto il problema già qualche mese fa. In Italia ci sono circa due milioni di studenti universitari; di questi, un milione è sicuramente abbiente e avrebbe potuto permettersi una tassa addizionale di 100 euro, con cui raccogliere un totale di 100 milioni per finanziare le borse di studio scomparse. Che nessuno ci abbia nemmeno pensato la dice lunga sugli interessi in campo.

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