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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2010 alle ore 08:13.
Non sono uguali. Gli investitori, dovendo ridurre ogni considerazione, ogni analisi, a un prezzo per il rischio, le hanno messe quasi sullo stesso piano, ma l'Irlanda e la Grecia sono profondamente diverse: differenti le loro storie, le strutture profonde e il quadro istituzionale delle loro economie; divergenti, almeno in teoria, i loro probabili destini.
Per i mercati tutto questo conta relativamente poco. C'è un rischio default ad Atene e uno, un po' più basso, a Dublino. Quello greco "vale" 8,97, quello irlandese 5,68 (e quello portoghese 4,29): sono gli interessi che i titoli di stato devono offrire in più di quelli tedeschi per diventare appetibili.
Qualche analogia "incrociata", in realtà, può essere trovata nella storia recente delle due economie. Entrambi i paesi hanno cercato di vivere al di sopra dei loro mezzi, spingendo i salari a una velocità superiore alla produttività: quelli privati ad Atene, quelli pubblici - grazie a un budget statale decisamente "sano" - a Dublino. Entrambi sono stati travolti da debiti divenuti insostenibili: quelli pubblici in Grecia, quelli privati in Irlanda. Entrambi infine sono stati costretti a inseguire la crisi: Brian Lenihan, ministro delle Finanze, credeva di poter lanciare «il salvataggio meno costoso al mondo» ma i "buchi" nei bilanci bancari hanno già raggiunto i 50 miliardi; il suo collega Giorgos Papakonstantinu ha dovuto invece inseguire, una a una, le bugie del suo predecessore e poi gli sforamenti dei deficit.
Per gli investitori, dunque, la situazione è simile. Sia qui sia lì c'è un governo che ha speso troppo si è indebitato troppo, mettendo a rischio la sostenibilità del paese; e siccome nelle situazioni estreme il settore finanziario è spesso mosso da profezie che si autoavverano, nessuna delle due economie può pensare di essere al riparo. Anche se sono molto diverse le strutture e diversa la qualità del loro indebitamento.
Dublino sta pagando il risanamento del suo sistema creditizio. Sono interventi costosi e criticabili da mille punti di vista, e dovrebbero forse essere accompagnati anche da riforme strutturali del sistema - per esempio la separazione delle attività bancarie con diversi profili di rischio - ma il paese ha bisogno di un settore finanziario sano ed efficiente.