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La doppia scommessa della cancelliera Ue

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2010 alle ore 08:02.

L'euro, il progetto più audace e ambizioso dell'Unione Europea, è a rischio. Le divisioni tra i leader europei e la loro incapacità di stabilizzare la moneta unica hanno intaccato la reputazione della Ue. La buona notizia è che sta emergendo un leader dell'Unione: ormai è la cancelliera tedesca Angela Merkel a fissare l'agenda del dibattito. La cattiva notizia è che alcune delle politiche propugnate dalla Germania potrebbero fare più male che bene.

L'insistenza tedesca sulla necessità che il «meccanismo di risoluzione delle crisi» comporti una perdita per i detentori di titoli di stato ha spaventato gli investitori, rendendo più costoso per Irlanda e Portogallo chiedere soldi in prestito e avvicinando l'ipotesi di un salvataggio per questi due paesi.

Ma se la Merkel da un lato è disposta ad aiutare i paesi dell'eurozona in crisi, dall'altro deve fare i conti con due problemi sul fronte interno. Uno è di natura giuridica: la Corte costituzionale tedesca potrebbe pronunciarsi contro l'introduzione di un meccanismo di salvataggio permanente perché violerebbe la regola, sancita nei trattati dell'Ue, che vieta ogni intervento di salvataggio. La Merkel vorrebbe modificare i trattati per consentire l'introduzione di questo meccanismo. Ma ha anche un problema politico: il Bundestag potrebbe rifiutarsi di venire in soccorso dei paesi insolventi se i creditori privati non si accolleranno la loro parte di sacrifici. La Merkel vorrebbe che anche gli altri partner della Ue accettassero questo principio. Probabilmente la cancelliera tedesca finirà per averla vinta.

Più problematica è la richiesta tedesca di scaricare anche sui detentori di titoli di stato il peso dei salvataggi. I governi che hanno problemi a ottenere credito, la Bce e il governo britannico ammoniscono che insistere su questo principio in un periodo in cui i mercati sono agitati spaventerebbe gli investitori. E quando è successo, in parecchie capitali ci si è lamentati che «i leader tedeschi non capiscono i mercati».

Le autorità tedesche non se ne danno per inteso e dicono che è un bene se i mercati impongono disciplina ai debitori. Tuttavia, ora le politiche economiche tedesche tolgono libertà di manovra agli altri paesi. Se la Germania sceglie la via del rigore, Francia e Italia rischiano di veder salire il loro spread se non si adeguano. E la Germania sceglierà la via del rigore, per rispettare entro il 2016 l'obbligo del pareggio di bilancio previsto dalla sua

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Tags Correlati: Angela Merkel | Bce | Berlino | Corte Costituzionale | Fabio Galimberti | Francia | Irlanda | Unione Europea

 

Costituzione. La tendenza deflazionistica potrebbe diffondersi in tutta la zona euro.
In Germania l'opinione dominante sulla cura necessaria per la zona euro è che se i paesi in difficoltà taglieranno le spese e procederanno a drastiche riforme strutturali le loro economie cresceranno. Il resto degli europei pensa in generale che la crisi dell'eurozona perdurerà fintanto che rimarranno in piedi i grossi squilibri strutturali al suo interno: la Germania e altri paesi del nocciolo duro di Eurolandia hanno una domanda interna fiacca ma un'eccedenza nel saldo con l'estero, mentre i paesi della periferia dell'euro hanno una crescita bassa e un disavanzo nel saldo con l'estero (con l'eccezione dell'Irlanda). Non è detto che la Germania riesca a ottenere tutto quello che vuole. Alcuni degli stati più piccoli non vedono di buon occhio i diktat di Berlino, controfirmati da Parigi. Che cosa succederebbe se un parlamento nazionale bloccasse la modifica al trattato? Ai paesi più piccoli non piace neanche il fatto che Parigi e Berlino vogliano limitare il più possibile il ruolo della Commissione europea (la tradizionale protettrice dei "piccoli") nei meccanismi di salvataggio dell'eurozona. Se l'attuale strategia tedesca per curare i mali dell'euro dovesse fallire, la Merkel si troverà a dover fronteggiare una rivolta. (Traduzione di Fabio Galimberti)

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