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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2010 alle ore 15:57.
L'ultima modifica è del 21 novembre 2010 alle ore 15:57.
I leader della Nato riuniti a Lisbona per definire una via di uscita dall'Afghanistan entro il 2014, erano chiamati a prendere anche una decisione molto più urgente: come rinsaldare la collaborazione con il presidente afghano Hamid Karzai.
Da un animato confronto con Karzai durato due ore, nel palazzo presidenziale di Kabul, emerge chiaramente che il suo modo di vedere gli eventi globali, l'intervento Usa in Afghanistan, il futuro politico del suo Paese, il ruolo e l'atteggiamento della Nato, ha subìto un profondo cambiamento. La sua nuova visione del mondo riflette la svolta politica più radicale che gli abbia visto compiere da quando ci siamo conosciuti 26 anni fa.
Karzai è fortemente critico nei confronti dell'Occidente e soprattutto degli Stati Uniti, incapaci a suo avviso di portare la pace in Afghanistan e di assicurarsi l'appoggio del Pakistan, che continua a dare asilo ai talebani. Gli Stati Uniti accusano erroneamente gli afghani dei propri fallimenti passati e presenti, afferma Karzai rinviando al mittente le critiche americane al suo governo.Non condivide più la guerra al terrorismo secondo la definizione di Washington, e giudica controproducente l'incremento delle forze militari Nato nel sud del Paese, che si basa sulla conta dei talebani morti, ma trasforma le città in fortezze e aliena sempre più le simpatie della gente comune.
Avanzando un'ipotesi che genera allarme e malumore fra gli occidentali, Karzai sostiene che esista un'alternativa politica alla Nato: fare più affidamento sui Paesi della regione, soprattutto Iran e Pakistan, per arrivare alla cessazione delle ostilità e trovare un accordo con i talebani. Eppure, negli ultimi sei mesi, nessuno dei due vicini ha fatto nulla di concreto per agevolare la pace fra Karzai e i talebani. A Kabul, rappresentanti occidentali e afghani concordano nel dire che l'Iran negli ultimi mesi ha rafforzato il sostegno ai talebani nell'Afghanistan occidentale, forse per accumulare un credito da riscuotere nelle future trattative per un accordo di pace. Il Pakistan, che ospita l'apparato dirigente talebano, aspira a un ruolo centrale in qualsiasi negoziato fra la Nato o Karzai e i talebani.