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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2010 alle ore 14:18.
C'è qualcosa di profondamente irrazionale e controproducente in ciò che facciamo, o forse più in ciò che non facciamo, per contrastare i fulmini che hanno preso ad abbattersi sui cieli europei. Mi chiedo come ciò sia possibile e che cosa si possa fare per raddrizzare il tiro, prima che sia troppo tardi.
Non metto in discussione i congegni finanziari che, sia pure in ritardo, abbiamo messo in piedi per sostenere gli stati che si trovano in situazione di eccezionale difficoltà. Forse per il futuro potremo fare di meglio, forse sarà il caso di far capire per tempo alle banche che, se vale il principio too big to fail, noi lo vorremo applicare in primo luogo ai nostri stati, non ritenendo che debbano essi fallire per evitare che falliscano loro.
Questa volta è andata così e dobbiamo tutti accettare, al punto a cui siamo, il rigore finanziario che la Germania ha giustamente preteso per consentire il sostegno comune agli stati dell'Unione che via via si sono venuti trovando, più o meno colpevolmente, con debiti alti e con bassa credibilità finanziaria.
A rrivo a dire di più. Quando la Germania manifesta fastidio nei confronti degli stati membri economicamente e finanziariamente più deboli di lei, mostrando da un lato i propri risultati sul terreno della produttività del suo lavoro e della forza di penetrazione delle sue esportazioni e dall'altro tutta la riluttanza dei suoi contribuenti a intervenire a sostegno delle finanze altrui, io sono pronto a riconoscere le sue buone ragioni. Perché ne ha di buone ragioni, che sono esattamente simmetriche alle cattive ragioni degli altri: in tema di formazione e conseguente qualità dei lavoratori, di organizzazione del lavoro, di puntualità delle produzioni, di efficienza dei canali distributivi e commerciali. Se i tedeschi ci invitano a essere in tutto questo un po' più come loro, facciamo bene a non offenderci. Hanno ragione.
È bene dunque imitare la Germania in ciò che la Germania fa meglio di noi. Ma nella situazione in cui attualmente ci troviamo e sulla base dei dati economici e finanziari dai quali parte ciascuno di noi, ci sono paesi ai quali, per uscire dalle difficoltà, non basta imitare la Germania. Una stagione prolungata di rigore finanziario senza politiche che sostengano la crescita può portare infatti quei paesi verso una profonda depressione, che in primo luogo sarebbe ostativa allo stesso ripianamento del debito, poi ridurrebbe in ogni caso la loro vitalità sui mercati e da ultimo potrebbe addirittura portarli al di fuori dell'euro (per difficile che sia uscirne).