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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2010 alle ore 08:23.
L'ultima modifica è del 01 dicembre 2010 alle ore 08:19.
Questo giornale ha, tra i primi, contestato con vigore il giornalismo della caccia all'uomo, della demolizione feroce della personalità di chi dissente. E lo ha fatto, lo ricordiamo con serenità, senza pregiudizi, tutelando vittime di destra e di sinistra. La calunnia, l'accanimento terapeutico di indagine, il coinvolgimento di familiari e innocenti ha creato una stagione del giornalismo italiano di cui ci si dovrà vergognare nel futuro. E se il Newseum, il Museo del giornalismo a Washington, esagera assegnando all'Italia un posto tra i paesi con parziale libertà di stampa, si deve anche a questa assurda caccia all'uomo.
Proprio queste credenziali di oggettività e di aspra contestazione al giornalismo dei bulli ci permettono di guardare con preoccupazione ai tre mesi di silenzio che l'Ordine dei giornalisti ha inflitto al direttore editoriale del Giornale, Vittorio Feltri, per gli eccessi sul caso Boffo che già allora deprecammo. Privare un giornalista della professione e un cittadino della libertà di parola è atto così grave che l'Ordine ha voluto prenderlo solo dopo una profonda divisione delle coscienze. Noi speriamo di non vedere più safari mediatici, come di non vedere più condanne al silenzio. In attesa che Feltri torni ai suoi lettori, speriamo che si possa tutti maturare per una stagione più serena, senza insulti e senza condanne. Di libera critica e libera professione.