Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2010 alle ore 07:41.
I cattolici sono tra «i soci fondatori» dell'Italia, fu San Francesco uno dei primi a usare il termine "Italia". Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha aperto ieri a Roma i lavori del X Forum del progetto culturale della Conferenza dei vescovi, intitolato quest'anno ai 150 anni dell'Unità d'Italia e che si concluderà sabato.
Un'occasione per intervenire anche sul tema del federalismo, che deve ispirarsi a principi di solidarietà: «Nel terreno fertile dello "stare insieme" si impianta anche un federalismo veramente solidale - ha detto Bagnasco - Uno stare insieme positivo che non è il trovarsi accanto selezionando gli uni o gli altri in modo interessato, ma che è fatto di stima e rispetto, di attenzione operosa e solidale verso tutti, in particolare verso chi è più povero, debole e indifeso. Quando in una società si mantiene la gioia diffusa dell'aiutarsi senza calcoli utilitaristici, allora lo stato percepisce se stesso in modo non mercantile», ha continuato.
Per il presidente della Cei l'unità del paese è «una conquista preziosa e un ancoraggio irrinunciabile» e questo importante anniversario deve essere «un'occasione per un ripensamento sereno della nostra vicenda nazionale» e suscitare «un nuovo innamoramento dell'essere italiani». Certamente, afferma riprendendo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, «nessuna ombra» su questa unità può venire «dai rapporti tra laici e cattolici, tra istituzioni dello Stato repubblicano e istituzioni della Chiesa cattolica».
Guardando al futuro è anche necessario un rinnovato contributo dei cattolici, che sono stati fra i fondatori del paese anche perché, ha proseguito, «l'unico sentimento che accomunava gli italiani, a qualsiasi ceto sociale appartenessero e in qualunque degli stati preunitari vivessero, era quello religioso e cattolico».
Per questo il cardinale Bagnasco, rivolgendosi al mondo della politica, ha fatto riferimento agli «stili di vita, gli orientamenti complessivi, le leggi» capaci di influenzare le persone. E per questo è anche importante che nasca «una generazione nuova di italiani e di cattolici che sentono la cosa pubblica come fattore importante e decisivo, che credono fermamente nella politica come forma di carità autentica perché volta a segnare il destino di tutti». Anche se non si vuole «disconoscere quanto di positivo c'è già», ha affermato Bagnasco.