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Per i centristi il nodo della legge elettorale

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2010 alle ore 07:38.

In tutti i sistemi maggioritari i terzi poli hanno una vita difficile. È stato così anche da noi ai tempi della legge Mattarella quando si votava sulla base dei collegi uninominali. Il Patto per l'Italia del 1994 prese circa il 16% dei voti ma pochi seggi. La Lega Nord si presentò da sola nel 1996 e prese un sacco di voti e anche parecchi seggi ma non riuscì a impedire che il centrosinistra ottenesse la maggioranza nelle due camere.

Nel 2001 a contendersi il ruolo di terzo incomodo tra Ulivo e Casa delle libertà si presentarono in molti: democrazia europea, Italia dei valori, Radicali. Nessuno riuscì ad ottenere seggi. Le elezioni del 2001 sono le sole in cui non ci furono terzi poli. In quelle del 2008 fuori dai due poli maggiori si sono presentati la Sinistra arcobaleno e l'Udc. La prima non è entrata in Parlamento. L'Udc ha preso 36 deputati e 3 senatori. Questa è la storia grama dei terzi poli nella Seconda Repubblica.

La logica di funzionamento dei sistemi maggioritari porta a favorire i partiti o le coalizioni che hanno più possibilità di vincere e i terzi poli non sono tra questi. Questo è tanto più vero nel caso italiano perché l'attuale sistema elettorale della Camera appartiene alla categoria di quei sistemi che si possono definire "decisivi". Nel momento del voto gli elettori decidono a chi andrà la maggioranza assoluta dei seggi e quindi chi farà il governo. Grazie al premio questo è un esito certo. Infatti basta che un partito o una coalizione di partiti ottenga un voto più degli altri per avere diritto a 340 seggi (la maggioranza assoluta alla Camera è 316).

Un meccanismo del genere rappresenta un forte incentivo al voto utile, cioè a dare il voto a chi abbia effettivamente la possibilità di vincere il premio. Il polo Fini-Casini-Rutelli-Lombardo non rientra in questa categoria. Oggi per vincere il premio alla Camera è ragionevole ipotizzare che serva almeno il 40% dei voti. Questa è una quota irraggiungibile per il terzo polo in condizioni normali. Potrebbe forse accadere solo nel caso di eventi drammatici che portino allo sgretolamento di uno dei due poli maggiori. In assenza di uno scenario del genere quello che ci dicono i sondaggi oggi è che il terzo polo potrebbe contare su una percentuale di voti che oscilla tra il 15 e il 20 per cento.

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Tags Correlati: Api | Berlusconi | Cdl | Gianfranco Fini | Idv | L'Ulivo | Lega | Movimento per l'Autonomia | Partiti politici | Patto per l'Italia |

 

Alla Camera quindi non può vincere. Potrebbe però far vincere il polo di sinistra se riuscisse a sottrarre molti voti alla coalizione Berlusconi-Bossi-Storace. È uno scenario improbabile visto che tutti i sondaggi danno questa coalizione oltre quota 40. In più occorre aggiungere che nel mezzo della campagna elettorale Berlusconi avrebbe buon gioco a far valere con gli elettori moderati attratti da Fini e Casini l'argomento del voto utile. Perché dare un voto al polo di centro che non può vincere e far vincere così la sinistra?

Tutto questo è vero alla Camera. Il Senato è un'altra storia. Qui un voto ai partiti del polo di centro non è un voto sprecato. Infatti in questa camera un terzo polo competitivo può impedire a Berlusconi di vincere. Non è solo una probabilità. È praticamente una certezza. Al Senato con 17 premi in palio in 17 regioni può succedere di tutto. Per due motivi. Il primo è che in regioni in bilico il polo di centro può favorire la vittoria della sinistra e così togliere il premio alla destra. Il secondo è che nelle regioni in cui Berlusconi non può vincere (Toscana per esempio) dovrà spartire i seggi destinati ai perdenti con le altre coalizioni o gli altri partiti che supereranno la soglia di sbarramento.

Nel 2008 il Cavaliere è stato fortunato perché non c'erano terzi poli competitivi che gli hanno dato fastidio. Infatti sia la Sinistra Arcobaleno che l'Udc non gli hanno sottratto seggi preziosi. Questa volta non sarà così a condizione che i partiti del polo di centro superino la soglia dell'8% in tutte le regioni. Per riuscirci però Udc, Fli, Mpa e Api dovranno fare una lista unitaria.

Una coalizione non basta. Una lista unitaria è un grosso sacrificio di identità. In più dovranno decidere su «un capo della coalizione» perché così dice la legge. E chi sarà? Fini accetterà che sia Casini o viceversa? Se questi nodi non verranno sciolti e i partiti del polo di centro decidessero di andare da soli sulla scia di fantasiosi sondaggi Berlusconi potrà dormire sonni tranquilli.

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