Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2010 alle ore 07:44.
L'ultima modifica è del 03 dicembre 2010 alle ore 07:45.
I tre banchieri centrali più influenti al mondo sono Ben Bernanke, Jean-Claude Trichet e, per ultimo ma non ultimo, Zhou Xiaochuan. Ma chi è costui? Nessun lettore sa chi sia, ma ciascun lettore immagina di sapere chi è: il governatore della Banca centrale cinese. Scarne sono le notizie ufficiali: è membro - ovviamente - del Comitato centrale del partito, oltre che essere un tecnocrate da sempre impegnato nelle alte burocrazie. È a lui che bisogna guardare per capire quale sarà il futuro dello yuan, e soprattutto perché alla Cina occorre chiedere una riforma istituzionale che renda la sua politica monetaria più coerente sia con i suoi stessi interessi che con quelli del resto del mondo.
La politica del cambio dello yuan da parte della Cina desta da tempo preoccupazioni negli Stati Uniti e in Europa. Politici e banchieri centrali occidentali continuano a chiedere alla Repubblica popolare cinese di abbandonare il tasso di cambio fisso e consentire alla propria valuta di riflettere gli orientamenti del mercato, verosimilmente apprezzandosi. Gli inviti continuano a cadere nel vuoto, per una ragione molto semplice: i politici cinesi, come i loro colleghi occidentali, sono miopi, ragionando con un'ottica di breve periodo, che è quella che più interessa in termini di conservazione del potere.
I politici cinesi non vogliono che lo yuan si apprezzi perché temono che si inceppi un motore fondamentale che spinge la loro domanda aggregata, quindi la loro crescita: le esportazioni. Le esportazioni sono essenziali, visto il livello anemico della domanda interna, soprattutto della domanda per consumi. Sostenere la domanda è una delle due principali preoccupazioni delle autorità cinesi; l'altra è la tendenza inflazionistica. Dunque carenza della domanda e rischio inflazione sono gli squilibri che occupano la mente dei governanti cinesi.
Di fronte al binomio stagnazione-inflazione la politica economica potrebbe adottare una strategia fatta di politica fiscale espansiva e politica monetaria restrittiva. La politica fiscale dovrebbe mettere insieme un aumento dei trasferimenti netti alle famiglie e un aumento della spesa pubblica. Ma questa politica fiscale non piace ai politici cinesi nel breve periodo: la spesa pubblica tende ad essere rigida verso l'alto. Infatti il governo centrale ne ha un controllo molto basso: i governi locali controllano oltre il 70% del totale della spesa pubblica.