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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2010 alle ore 06:37.





Avanti c'è posto per segnalare l'uomo o la donna del 2010




Gentile direttore, un anno fa il Sole 24 Ore ha nominato l'Uomo dell'anno per l'economia italiana e ha scelto il ministro del tesoro Giulio Tremonti. C'è chi ha apprezzato, c'è chi ha contestato la scelta, io personalmente ero d'accordo. Quest'anno ripeterete l'esperimento, e ha già dei nomi in pole position? Se sì, ce ne anticipi qualcuno!
Silvia Colomba
Firenze
Cara signora, il 1° dicembre il Financial Times ha reso l'onore delle armi a Tremonti e agli uomini del suo ministero, dal direttore Grilli al pacchetto di mischia di dirigenti, Cannata, Scalera, Montanino, Codogno, Rivera, che difendono l'Italia dal debito pubblico, provando a tenerlo sotto controllo e, per quel che si può, alimentandolo in chiave domestica. L'editoriale di Ft è stato chiaro, il Tesoro ha tenuto fermo il rigore dei conti e l'Italia ha vissuto il 2009 e il 2010 ai limiti, non dentro, la tempesta. Del resto la nostra scelta di allora, ovvia a chi aveva seguito senza propaganda i nostri casi finanziari, è stata corroborata nel corso dell'anno da interventi autorevoli, Emmott, De Benedetti, Giavazzi, esperti che pure non hanno lesinato le critiche a Tremonti. E noi dunque siam stati lieti di averci azzeccato subito, pur avendo già detto un anno fa che il 2010 sarebbe stato un anno in cui il rigore non sarebbe più bastato e si sarebbe, in modo difficile e originale, intrecciarsi a spunti di ripresa e innovazione. Credo dunque che proveremo di nuovo, senza perdere naturalmente il gusto un po' sorridente di queste liste che non sono mica capestri, a scegliere l'uomo, o la donna, del 2010. E se voi lettori e lettrici avete delle nominations fatevi avanti!
Napoli sommersa dalle truffe
Gentile direttore, Napoli sta per crollare. E non solo perché schiacciata dal peso di rifiuti. È il fenomeno delle frodi assicurative la metafora migliore di questa situazione che sta lacerando il tessuto socio-economico. I reati ai danni delle assicurazioni sono ormai utilizzati alla stregua di sussidi statali spesso da quelle fasce di popolazione escluse dai processi economici e dai benefici degli ammortizzatori sociali: donne, giovani inoccupati e disoccupati di lungo corso. Si incomincia a speculare acquistando falsi contrassegni Rca (tra i 50 e i 250 euro) per risparmiare sulle polizze auto che possono costare all'anno tra 2.000 e 2.500 euro, si prosegue utilizzando attestati di rischio falsi per sanare eventuali scatti peggiorativi e si conclude con l'inscenare finti sinistri per intascare facili risarcimenti dalle compagnie assicurative. L'incidenza dei reati sul totale dei sinistri a Napoli ha toccato negli anni la punta del 16% senza mai scendere sotto il 12% a fronte di una media nazionale del 2,3%, con un Nord del paese che non raggiunge nemmeno l'1% e un Centro di poco superiore all'1%; e purtroppo sono, soprattutto, i giovanissimi e i minorenni a figurare tra i danneggiati e come testimoni di sinistri mai accaduti. Per non compromettersi con questo sistema c'è chi è costretto a soluzioni estreme come quella di non usare più l'auto, e chi decide di circolare senza copertura assicurativa. I riflessi economici e sociali in entrambi i casi sono devastanti.

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Tags Correlati: Assicurazioni | De Benedetti | Firenze | Giulio Tremonti | Mario Riccardo Oliviero | Ministero del Tesoro | Napoli | Silvia Colomba

 

Mario Riccardo Oliviero
Giurista assicurativo - Milano
Se l'artigiano non fa più formazione
Gentile direttore, constato con rammarico che non è possibile trasmettere esperienze e competenze ai giovani. E lo affermo per esperienza diretta. Una nostra dipendente, apprendista, assistita dal sindacato, ci ha fatto causa sostenendo di non avere imparato niente. Al contrario, nel nostro laboratorio era stata istruita in modo completo (tant'è vero che è stata poi assunta da un nostro concorrente). La causa è durata oltre 4 anni. Con ostinazione, abbiamo alla fine ottenuto ragione, ma la nostra attività ne è uscita ridimensionata anche come effetto della negativa esperienza che ci ha condizionato. Per questo non mi meraviglio quando leggo che le aziende non trovano tecnici specializzati: in passato abbiamo formato molti giovani, ma ora non è più possibile e le nostre risorse vengono drenate quasi esclusivamente da corsi di formazione costosi e inutili. Voglio sperare che si rivaluti e si semplifichino le norme per agevolare la vera formazione. Prima che sia troppo tardi.
Lettera firmata
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