Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2010 alle ore 07:41.
L'ultima modifica è del 15 dicembre 2010 alle ore 06:38.
Mikhail Khodorkovskij è un martire o un affarista corrotto e spregiudicato? Dopo aver presieduto con aria annoiata a migliaia di udienze nella piccola aula del tribunale Khamovniceskij, il giudice Viktor Danilkin inizia oggi a leggere il suo verdetto. Ma non farà giustizia. L'ex proprietario di Yukos non ha certo messo le mani sulla prima compagnia petrolifera russa usando i guanti, nel caos delle privatizzazioni selvagge degli anni 90.
Condannato per frode fiscale nel 2005, Khodorkovskij era a metà della sua pena quando sono spuntate nuove accuse: furto di 218 milioni di tonnellate di petrolio, l'intera produzione di Yukos negli anni 1998-2003. Come avrebbe potuto? Qualunque russo, pur indifferente al suo destino, sa che questo è un processo politico contro un uomo che, se aveva un debito, lo ha già pagato in Siberia. «Ha le mani sporche di sangue», ha detto recentemente Vladimir Putin malgrado in tribunale non si sia mai parlato di omicidi. Ma era il modo per pronunciare una condanna: Putin non è abbastanza forte per lasciar andare chi aveva osato sfidarlo. Chissà se il primo ministro russo si rende conto che oggi, con gli occhi su quel tribunale di Mosca, sarà il mondo a giudicare lui.