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Fondi di emergenza anche per le banche e un mercato di eurobond per superare le crisi

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 alle ore 07:42.

Dopo il fallimento della Lehman Brothers, il 15 settembre 2008, si è capito che nella Ue la mancanza di un'autorità di bilancio unica era un problema. Ora i paesi stanno mettendo rimedio alla mancanza. Prima è arrivato il pacchetto di aiuti per la Grecia, poi un fondo di emergenza temporaneo. Le autorità lavorano e quasi sicuramente partoriranno un'istituzione permanente di qualche genere. Purtroppo, è quasi altrettanto certo che i nuovi meccanismi saranno imperfetti. Perché non sono questi gli unici difetti dell'euro. Le autorità devono fare i conti non solo con una crisi valutaria, ma con una crisi bancaria e della teoria macroeconomica.

I governi fanno due errori. Il primo è la determinazione a evitare default o decurtazioni del valore del debito pubblico circolante, per timore di scatenare una crisi bancaria. Gli obbligazionisti delle banche insolventi sono protetti a scapito dei contribuenti. È una scelta politicamente inaccettabile. Il nuovo governo irlandese che uscirà dal voto di primavera con ogni probabilità ripudierà gli accordi stipulati dall'esecutivo in carica. I mercati ne sono consapevoli: così il piano di salvataggio per l'Irlanda non ha portato miglioramenti. Il secondo errore sono gli interessi elevati applicati su questi prestiti, che renderanno impossibile ai paesi deboli migliorare la competitività rispetto a quelli forti. Le divergenze cresceranno, i paesi deboli si indeboliranno ancora. Il risentimento reciproco tra creditori e debitori aumenterà. C'è il pericolo che l'euro finisca per distruggere la coesione sociale e politica della Ue.

È possibile sanare questi errori. Per quanto riguarda il primo, bisognerebbe usare i fondi di emergenza anche per ricapitalizzare i sistemi bancari oltre che per prestare denaro agli stati. Questa soluzione rappresenterebbe un impiego più efficiente dei fondi, perché lascerebbe i paesi con un deficit meno pesante e perché garantirebbe loro, disponendo di banche adeguatamente capitalizzate, di poter tornare a rivolgersi ai mercati del credito in tempi più rapidi. È meglio iniettare capitali subito che aspettare, ed è meglio farlo su scala europea piuttosto che lasciare che ogni paese si muova per proprio conto.

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Tags Correlati: Comitato Esecutivo | Europa | Fabio Galimberti | Unione Europea

 

Tutto questo consentirebbe di creare un regime normativo europeo. Un'armonizzazione delle regole bancarie a livello Ue non lederebbe la sovranità nazionale quanto un accentramento del controllo sui bilanci. E se le banche venissero controllate da Bruxelles invece che dagli stati ci sarebbe meno spazio per abusi politici. Rispetto al secondo problema, il tasso di interesse sui prestiti effettuati nel quadro degli interventi di salvataggio dovrebbe essere abbassato al tasso a cui la Ue può prendere soldi in prestito. Questa misura svilupperebbe un mercato di eurobond.

Questi due cambiamenti strutturali forse non basteranno per garantire una via d'uscita ai paesi in crisi finanziaria. Forse saranno necessarie misure aggiuntive, magari una decurtazione del valore del debito pubblico. Ma le banche, se adeguatamente ricapitalizzate, sarebbero in grado di assorbire il colpo. E in ogni caso verrebbero sanati due errori eclatanti, che condannano l'Europa a un futuro grigio.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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