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Commenti e Inchieste

Il progresso? Decoro e innovazione

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2010 alle ore 07:43.
L'ultima modifica è del 17 dicembre 2010 alle ore 06:40.

«L'avidità è buona»? Non scherziamo. Avido era Bernard Madoff, che ha guadagnato una condanna a 150 anni di carcere: un calcolo economico un po' sbagliato...
No, non è quella a spingere l'economia. Nel discorso scientifico serio, non a caso, c'è spazio solo per i comportamenti razionali. E l'estremo homo oeconomicus è solo un benchmark, un punto di riferimento: c'è anche dell'altro, nel comportamento umano, e gli economisti lo sanno da tempo. Poi, oltre all'avvedutezza ci sono le altre virtù, e la dignity, il decoro, l'atteggiamento serio, calmo e controllato.


Sciocchezze? Non per Deirdre McCloskey, economista all'Università dell'Illinois, che sta pubblicando un'opera in sei volumi sull'emergere della borghesia, quella vera, libera, seria e innovativa: a The Bourgeois Virtues: Ethics for an Age of Commerce, si è ora aggiunto Bourgeois Dignity: Why Economics Can't Explain the Modern World e presto arriverà The Bourgeois Revaluation: How Innovation Became Ethical, 1600-1848, dedicato all'innovazione.
La sua è una tesi decisamente nuova. Perché - è il problema che si è posto McCloskey - il mondo è rimasto quasi fermo per secoli e poi, a partire dal 1700, è esploso economicamente? Non per l'accumulazione di capitale, come insegnano le più classiche delle teorie della crescita, «altrimenti l'età moderna sarebbe antica», ha detto in un colloquio con John Lyne dell'Università di Pittsburgh.
No, dice McCloskey in un'intervista a National Review, a spiegare l'improvviso sviluppo sono due fattori: la retorica, la libera discussione sulle idee, e la dignity, il decoro della borghesia, che hanno cambiato «l'opinione comune sul mercato e sull'innovazione». «Più o meno improvvisamente - ha scritto su Cato Unbound, il mensile online del Cato Institute di Washington - gli olandesi e gli inglesi e poi gli americani e i francesi hanno iniziato a parlare della classe media alta o bassa, la borghesia, come se fosse decorosa e libera. Il risultato è stata la moderna crescita economica». Mercanti e inventori iniziarono a essere ammirati, e si dette loro la libertà di agire. Era il XVIII secolo, scuole e università educavano giovani all'ammirazione per il "dolce commercio" e la disciplina del mercato insegnò a uomini e donne il valore delle virtù. «Il mercato ci rende più morali», spiega.

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Tags Correlati: Adam Smith | Albert Hirshmann | Friedrich Hayek | John Lyne | John Maynard Keynes | Karl Marx | Nancy Folbre | Stati Uniti d'America | The Bourgeois Revaluation

 

La discussione e il linguaggio, più che i prezzi o le quantità, passano dunque al centro dell'attenzione. L'interesse per le tecniche dell'argomentazione ha attraversato tutta la carriera di McCloskey: nel 1985, quando si chiamava Donald ed era ancora un uomo - Deirdre ha cambiato sesso dieci anni dopo - l'economista aveva pubblicato La retorica dell'economia, in cui illustrava come, dietro formule e modelli, si nascondesse - utilissima - l'argomentazione.


Attraverso la retorica McCloskey prende un po' le distanze da matematica e materialismi vari, da Karl Marx e le sue classi sociali, da Douglass North e le sue istituzioni, da Fernand Braudel «e i suoi capitalisti in stile-mafia». Rifiuta anche la spiegazione di Max Weber, quella secondo cui il capitalismo nascerebbe dall'etica protestante (o meglio, come corregge Leo Strauss, dalla corruzione dell'etica protestante). «È sbagliato» spiega: è frutto di un pregiudizio verso i paesi cattolici (e non solo) e lega «un cambiamento spirituale nell'anima degli imprenditori» alle decisioni d'investire. «Quello che è cambiato - aggiunge - è l'atteggiamento del resto della società verso gli imprenditori, e con questo nuovo atteggiamento è arrivato un cambiamento nella politica del governo. Improvvisamente è diventato giusto diventare ricchi e innovare».
Attraverso la retorica e il decoro, la virtù «che protegge la libertà», McCloskey disegna i contorni di un capitalismo etico: «L'avidità non è buona», è la sua conclusione. Nessuno pensi però di trovarsi di fronte a una forma di economia sociale di mercato, con un forte ruolo per lo stato, magari vicina alla dottrina sociale della Chiesa, o cose del genere. Deirdre è una libertaria, quasi un'anarcocapitalista, di quelli che privatizzerebbero anche le strade e la difesa: «Uccidete il complesso militare-industriale», scrive, come un radicale di sinistra degli anni 60. «Il governo - è la sua idea - è una banda di ladri nelle cui grinfie siamo caduti»: e mostra che gran parte delle spese pubbliche sono trasferimenti all'interno della classe media, a svantaggio dei più poveri.


Non cede però a furori ideologici. Affronta il presente con un'orientamento liberale («nel senso del XIX secolo») e quando descrive la sua humanomics, «un'economia per adulti» da contrapporre a un'economics «troppo materialistica», fa nomi che coprono l'intero spettro politico: Adam Smith e John Stuart Mill, John Maynard Keynes e Friedrich Hayek, Gunnar Myrdal, Kenneth Boulding e Albert Hirshmann. Aggiungendo tra i contemporanei la femminista Nancy Folbre, l'olandese Arjo Klamer, economista della cultura e Richard Bronk, che si occupa di linguaggio e immaginazione.
Personalmente, come i veri libertari, McCloskey non si sente a suo agio né a sinistra né a destra. Lei ama gli anni 60, quelli della liberazione «dei neri, delle donne, dei gay, degli handicappati, dei popoli colonizzati, dei giovani»; odia l'interventismo militare, è contro le gerarchie. «Negli Stati Uniti - dice - il compito è di imbarazzare la sinistra anticapitalista con i fatti, senza il fervore moralistico, contrario all'innovazione, della destra». Nella vecchia Europa, questo non sembra possibile: «Non ha fiducia nell'innovazione». Per lei significa, più o meno, che è perduta.

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