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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2010 alle ore 08:04.
«L'ho saputo domenica mattina. Mi ha chiamato la segretaria dell'Associazione Notre Europe, che avevo fondato nel 1996 e che Tommaso presiedeva dal 2005. Subito ho pensato a un errore, ho pensato che fosse morto il padre, quasi centenario. È stata una sorpresa tragica scoprire che invece si trattava proprio di lui. Una notizia che mi ha prostrato e dalla quale non mi sono ancora ripreso». Jacques Delors, il grande vecchio del sogno europeo, racconta così la reazione alla scomparsa di Tommaso Padoa-Schioppa.
«Abbiamo perso uno dei più grandi combattenti della causa europea, un personaggio unico per la trasversalità degli interessi e della formazione. Solo lui era capace di mescolare in maniera così efficace una grande cultura storica e la conoscenza puntuale dei temi finanziari e monetari globali. Un uomo straordinario che in più aveva la rara caratteristica di non appartenere a nessun clan, con un percorso umano e professionale del tutto atipico. In caso contrario avrebbe occupato le posizioni che invece gli sono sfuggite. Governatore della Banca d'Italia, Generali... A marzo faremo un seminario sulle istituzioni europee per ricordarlo».
«Ci eravamo incontrati nel 1979, quando io ero presidente della Commissione economica del Parlamento europeo e lui direttore generale della Commissione europea. Non ci siamo più allontanati. A Tommaso mi sono spesso ispirato nelle decisioni degli anni successivi. D'altronde fu lui il relatore del Comitato sulla moneta unica da me presieduto tra il 1988 e il 1989».
«L'episodio che mi è rimasto più impresso è legato al Consiglio di Maastricht, nel dicembre 1991. Quando lo vidi arrivare aveva una strana luce negli occhi e capii subito che era riuscito a convincere Giulio Andreotti, allora capo del governo, a fare un passo avanti, a convincersi che andava fissata una data per l'avvio dell'euro». M.Mou.