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Resta il nodo dei duri della Cgil

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2010 alle ore 08:03.

ROMA - «Se la Fiat intende riproporre il testo presentato nell'ultimo tavolo del 3 dicembre che nei fatti è una ripetizione di Pomigliano, con alcuni peggioramenti, non ci sono le condizioni per fare un accordo». Il leader della Fiom, Maurizio Landini, alla vigilia dell'incontro che si terrà questa mattina alle 11 a Torino sul futuro dello stabilimento torinese conferma la linea delle tute blu della Cgil di netta contrarietà nei confronti delle richieste del management del Lingotto. Una linea, quella della Fiom, che a molti sembra prefigurare per Mirafiori lo stesso esito della vertenza di Pomigliano, terminata con un accordo separato firmato da Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Uglm che premono per una rapida intesa anche per Mirafiori.

Landini ribadisce le stesse proposte che sono state respinte lo scorso 3 dicembre dalla Fiat: «Serve una trattativa vera – sostiene – non c'è bisogno nè di deroghe al contratto nazionale, nè di pseudo contratti per l'auto. Se si vuole fare l'investimento, aumentare l'utilizzo degli impianti e prevenire forme di conflitto è possibile farlo attraverso un accordo che veda il consenso di tutti i sindacati e le Rsu». Non si attendono grandi novità, quindi, dalla riunione che precederà l'incontro, convocata alle 9,30 alla Camera del lavoro, quando l'assemblea dei direttivi della Fiom di Torino è chiamata a pronunciarsi proprio sul futuro di Mirafiori. A questa riunione oltre a Landini partecipano Giorgio Airaudo (responsabile auto della Fiom) e il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere. Più tardi, verso le 11, una delegazione composta dal segretario provinciale Federico Bellono, da Edi Lazzi (della Quinta Lega) e un gruppo di delegati, si recherà all'incontro con la Fiat.

Anche secondo le dichiarazioni di Airaudo l'intesa con la Fiom sembra in salita: «Se ci viene presentato lo schema di Pomigliano, con dispiacere, non potremo essere d'accordo». Ma sul comportamento da tenere in caso di referendum e di vittoria dei sì, in Fiom ci sono posizioni diverse. «Come per Pomigliano non riteniamo vincolante l'esito di un referendum su materie indisponibili, che riguardano il trattamento di malattia, o il diritto di sciopero – continua Airaudo –. Alle carrozzerie la Fiom ha il 22%, credo sia miope pensare di poter governare senza di noi. Inoltre, l'eventuale intesa arriverà con la fabbrica chiusa, visto che i lavoratori rientrano tra il 10 e il 12 gennaio e resteranno in produzione fino circa al 21 gennaio. La priorità è assicurare che vengano informati».

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Tags Correlati: Attività sindacale | Camera del Lavoro | Centrale Fiom | Cisl | Edi Lazzi | Fausto Durante | Federico Bellono | Fiat | Fismic | Giorgio Airaudo | Giorgio Cremaschi | Maurizio Landini | Rappresentanza sindacale unitaria | Torino | Uglm | Vincenzo Scudiere

 

Diversa la posizione di Fausto Durante, leader della minoranza "riformista" (pesa il 27%), che pur criticando fortemente la linea della Fiat, sollecita un cambio di strategia da parte della Fiom: «Non possiamo lasciare i lavoratori, a partire dai nostri iscritti, privi di tutele e di rappresentanze – sostiene –. Nè possiamo pensare di risolvere le vertenze solo con i giudici o con le mobilitazioni che si rivelano uno strumento spuntato se la partecipazione va scemando». Per Durante se un eventuale accordo separato venisse approvato dalla maggioranza «dovremmo interrogarci sul come, anche acquisendo una valutazione di carattere tecnico, restare al tavolo per difendere le condizioni dei lavoratori», altrimenti «rischiamo l'isolamento, senza poter incidere concretamente come sindacato».

Sul fronte della maggioranza Fiom, anche secondo Giorgio Cremaschi, presidente del comitato Centrale Fiom «il referendum al 51% lanciato da Marchionne é assolutamente illegittimo», come a Pomigliano «si vuole imporre a una sola fabbrica la secessione dal contratto nazionale», è «illegittimo che si possa votare azienda per azienda la secessione dal contratto nazionale, senza che tutti i metalmeccanici italiani abbiano potuto votare se é giusta o no questa scelta».
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