Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2010 alle ore 06:38.
«Iqraa mi ha cambiata. Ha cambiato totalmente il mio modo di essere musulmana nel mondo. Ma non ha riguardato solo me. Ha cambiato molte persone: amici, parenti e conoscenti. Il loro rapporto con la religione». Come? Rendendoli più osservanti che si può, proprio come vuole l'interpretazione più passivamente letterale dell'Islam. Quella che arriva direttamente dalla Mecca.
Jamila, 50 anni, marocchina, racconta con naturalezza che cosa ha rappresentato per lei Iqraa, il primo canale satellitare islamico, che trasmette in diretta dall'Arabia Saudita. Non sa che ci apre a un mondo. In poche frasi illustra il suo cambiamento radicale da musulmana normale a musulmana di nuova conversione. Esempi: «Ho sempre portato il velo e la jellaba, ma con molta libertà, come tante donne marocchine fanno tradizionalmente. Non facevo molta attenzione a come, indossarlo. Con Iqraa, i sermoni che ho ascoltato evidenziavano come fosse un grave peccato. I loro racconti sono entrati nella mia anima. Ho iniziato a metterlo molto più seriamente. Stavo attenta a mettermi le calze anche con i sandali perché fanno intravedere i piedi, a non mettere lo smalto, a pregare sempre in orario, a non ascoltare musica e film che non rispettassero i dettami religiosi. In 10 anni io e le mie sorelle siamo cambiate».
Per i musulmani di cultura medio-bassa, la stragrande maggioranza, Iqraa rappresentava e rappresenta la possibilità per la prima volta di entrare a conoscenza dell'Islam attraverso i dotti. Gli shuyukh e gli ulama, barba lunga, vestito tradizionale dei paesi del Golfo, raccontavano loro, direttamente dalla città santa del profeta, che cosa significasse essere musulmani, 24 ore su 24. Fonti troppo autorevoli per essere discusse, ma fonti che davano e danno un'interpretazione a senso unico dell'Islam: letterale, dura, estrema.
La nascita del primo canale televisivo islamico è datata al 1998. Sono passati più di 10 anni, da quando Jamila e i tantissimi altri spettatori di Iqraa hanno iniziato inconsapevolmente il loro percorso di reislamizzazione. Formando quella che possiamo chiamare "la generazione Iqraa". La generazione di un Islam che arriva da lontano ma che attraverso diversi mezzi, e non solo quelli di comunicazione, sta omologando tutti in un unico modello di pensiero. Il modello del musulmano "vero". Il musulmano ortodosso con barba e la musulmana con il velo sono quelli che più vengono proposti nei media: nelle tv come Iqraa, ma anche - paradossalmente - nelle televisioni e sulle riviste occidentali, che inseguono facili cliché.
NEI DINTORNI DELL'ETERE Il canale satellitare islamico
leader nell'universo arabo
Iqraa tv è il primo canale satellitare islamico. Trasmette dall'Arabia Saudita dal 1998. Vuole rappresentare le caratteristiche arabe sottolineandone l'identità islamica. Le trasmissioni affrontano vari argomenti, con particolare attenzione alla famiglia nell'Islam, attraverso la storia degli aneddoti del profeta Maometto e la tradizione degli Hadith. È una tv molto seguita e apprezzata soprattutto per il susseguirsi dei diversi Shuyukh (i maestri), riconosciuti in Arabia Saudita e non solo, che interloquiscono con gli spettatori. Viene considerata la tv islamica leader nel mondo arabo. Una leadership che si spinge anche in Europa e in America. Niqab, il velo nero che copre
le donne dell'Arabia Saudita
È il velo nero che una certa tradizione islamica vuole come strumento per coprire tutta la figura femminile, lasciandone scoperti solo gli occhi. È il costume tradizionale dei paesi del Golfo. Quasi tutte le donne in Arabia Saudita lo indossano. Non a caso in Medio Oriente il Niqab è spesso associato al Wahhabismo, corrente fondamentalista legata all'Arabia Saudita. Questo costume è stato adottato anche in altri paesi islamici, fino ad arrivare in Europa dove viene usato da alcune immigrate musulmane e dalle occidentali convertite all'Islam. Pur se poche le donne che lo usano, il Niqab ha acceso un forte dibattito, tanto che in alcuni paesi europei è stato vietato. Battaglie tra i sunniti, gli sciiti
e le altre sette del movimento
Dopo la morte di Maometto (632 dC) sorsero dissensi politici e teologici anche violenti sul modo d'interpretare il Corano e di provvedere allo stato musulmano. Nel corso di lotte durate fino al IX secolo, il movimento islamico si divise in varie sette: le principali sono quella dei sunniti, così chiamati perché si proclamano seguaci della sunna, che sono i più numerosi; e quella degli sciiti, che si oppongono ai sunniti per antichi dissensi sulla successione del Profeta e, in tempi più recenti, anche per ragioni ideologiche. A queste vanno aggiunte altre sette minori. Tutte, pur partendo da un nucleo comune, hanno elaborato un loro sistema teologico-giuridico.