Questo articolo è stato pubblicato il 02 gennaio 2011 alle ore 14:45.
Il direttore Gianni Riotta risponde ai lettori sul Sole 24 Ore in edicola.
Sergio Marchionne uomo dell'anno del Sole 2010 per l'economia italiana (si veda Il Sole 24 Ore del 31 dicembre) ha persuaso i nostri lettori. Tanti hanno scelto la freschezza di un metodo che guarda alle regole del mondo e non alle stantie procedure italiane. Qualcuno ha espresso preoccupazione per la fine del Made in Italy nelle relazioni industriali, altri criticano la ruvidezza Fiat, ma la maggioranza ha compreso il richiamo degli accordi di Pomigliano e Mirafiori: portare l'Italia nel mondo globale per difendere la manifattura e modernizzarci. Mentre la politica, ahimè tutta o quasi, strumentalizza Marchionne pro o contro il '68 (ma che diavolo c'entra? Siamo nel XXI secolo!), i lettori han dimostrato di non avere paura del futuro. Ecco uno stralcio dei vostri pareri.
Una spinta al futuro Gentile direttore, Sergio Marchionne ha sicuramente il bello e il brutto nelle sue decisioni, ma il fatto è che lui decide, se ne assume le responsabilità e persegue un obiettivo: la crescita di un'azienda e non la popolarità. Per questo sono d'accordo su questa scelta e sono d'accordo soprattutto quando dice che «il futuro parte anche dalle macerie e può essere costruito solo da noi stessi, da noi italiani» così diversi tra noi ma molto simili perché testardi, furbetti. E e quando lo ricordiamo siamo anche orgogliosi, siamo dei sognatori e io sono uno di quelli, sono un cattolico-laico e non è semplice, un tesserato Pd e nemmeno questo è semplice. Sono un responsabile amministrativo e per quello che è il mio compito raccolgo il suo invito e cercherò di dare una spinta al nostro futuro. Generoso Menale C.D.A. Impianti Srl - Catania
Cambiare si può Gentile direttore, il Sole 24 Ore ha dato ampio riconoscimento a Sergio Marchionne definendolo uomo dell'anno. Ancora una volta si dimostra che si può cambiare, e questo non solo a livello industriale, basta trovare le persone giuste. Quanto sta accadendo nelle relazioni industriali è da definirsi una svolta storica che purtroppo non trova una condivisione da parte della Fiom, ancorata a logiche che valevano in altre epoche e in contesti non globalizzati. Cambiare si può: occorrono dieci, cento, mille Marchionne.
Un esempio per i dirigenti Gentile direttore, volevo farLe i complimenti per l'articolo dedicato a Sergio Marchionne. Per un (buon) dirigente "vedere è prevedere", almeno così mi era stato insegnato. Speriamo che sia così per il bene di tutti, anche di quelli, e purtroppo sono tanti, che non capiscono (o non vogliono capire). Roberto Stowasser Anghiari (Ar)
Uscire dalla crisi Gentile direttore, il vero uomo dell'anno si chiama crisi sociale. Pur condividendo l'articolo, leggendolo mi nasce una sensazione strana, ho l'impressione di leggere qualcosa di nuovo, di fresco e contemporaneamente fuori tempo, almeno per la parte che ci riguarda come italiani. Fuori tempo perché se ai discorsi devono seguire i fatti siamo in ritardo di 20 anni. La crisi sociale è a uno stato molto avanzato in tutta Europa e per noi sistema-Italia ancora di più. La crisi si è mangiata la professionalità, la motivazione, la responsabilità, individuale oltre che collettiva, e data la velocità con cui il tutto si muove, vedo difficile riuscire a ricostruire l'indispensabile in tempo utile. Lettera firmata
Contro lo status quo Gentile direttore, condivido pienamente la scelta, ma Marchionne è troppo avanti per essere capito, purtroppo. Nessuno è perfetto, neppure lui, ma almeno ha il coraggio di contestare lo status quo e, sorprendentemente?, non trova interlocutori all'altezza. Da un lato quelli del "no" a oltranza e dall'altro i timorosi, che firmano l'accordo, certo, ma non con completa convinzione, solo per questioni di opportunità, per paura di perdere il posto di lavoro (sacrosanta motivazione, ma ci vorrebbe anche altro). Così non è "win win", come Marchionne vorrebbe, e sono soluzioni di breve periodo e lui lo sa. Auguro un saggio 2011 a tutti, con l'augurio e la speranza che gli interessi contrapposti possano ritrovare quei punti di contatto che si trovano sulla strada dell'intelligenza e della reciproca comprensione. Lettera firmata
C'è chi negozia meglio Gentile direttore, trattandosi del Sole non mi aspettavo altri che Marchionne come "uomo dell'anno", qualsiasi cosa possa significare questo "oscarino". Avrei personalmente preferito magari un anonimo piccolo imprenditore fuori dai massimi sistemi ma "sul pezzo" dalla mattina a sera, come molti suoi colleghi, quelli che tirano la carretta, come si suole dire, senza tanti jet privati, piscine fra le palme e residenze fiscalmente comprensive. Sulla Fiom sono d'accordo, forse è troppo rigida, ma si doveva cercare soprattutto da parte di Fiat un punto di incontro. Non mi sembra che Marchionne sia un buon negoziatore, stando ai risultati. Claudio Fantuzzi Firenze
Uniti per competere Gentile direttore, davvero un bellissimo articolo quello su Marchionne, un articolo che legge profondamente e con grande senso della realtà quello che sta accadendo oggi. Spero che tale pensiero si possa diffondere nella nostra società, a tutti i livelli. Noi italiani abbiamo tante di quelle capacità che ancora oggi saremmo in grado di far sentire alta la nostra voce a condizione che "uniti" possiamo competere nel mondo. Basta con questa frammentazione che ci sta logorando oltre misura. Forza con chi ha voglia di alzarsi al mattino per cercare di vincere con le nuove regole che la globalizzazione ha generato. Luciano Gonnelli email
L'Italia lo capirà? Gentile direttore, Marchionne è l'uomo dell'anno. «Riapriamo il nostro futuro in 365 giorni»: un bell'articolo direttore... grazie! Speriamo che l'Italia sia in grado di capirlo! Buon anno. Gianfranco Belli email
Niente giochi al ribasso Gentile direttore, uomo dell'anno Marchionne? Non penso che dobbiamo essere noi ad adeguarci ai cinesi, ma dobbiamo fare in modo che anche i cinesi possano recuperare su diritti e retribuzioni. Andiamo a imparare come hanno risolto in Germania e Francia le crisi dell'industria automobilistica. E come hanno vinto la sfida, loro. Lettera firmata
No, non è un innovatore
Gentile direttore, Sergio Marchionne è l'uomo dell'anno e Il Sole lo celebra motivando il riconoscimento con l'apporto di grande "modernità". Bene, viva Marchionne. Ma io, modesto docente di Arte, ricordo le 48 ore e gli straordinari a discrezione del "padrone" di mio padre negli anni 50. Ricordo troppo bene la fatica, le mani callose e piagate, come ricordo la passione e lo sguardo fiero man mano che la società si apriva a una visione più giusta del "lavoro". Come faccio a spiegare tutto questo quando mi si ripropone come moderno il ritorno a quel modello, qualcuno pone le 48 ore dei polacchi come un obiettivo cui adeguarsi? Comunque tanti auguri. Gianluigi Pederzani Insegnante di Arte
Basta con le chiusure Gentile direttore, davvero un bell'articolo «Marchionne è l'uomo dell'anno», è un ottimo augurio per il nostro paese. Ho 32 anni e lavoro all'estero per multinazionali da otto anni (da quando mi sono laureato in ingegneria). Ho la fortuna di vivere e lavorare in quei paesi che l'italiano medio dipinge come arretrati... arrivando ad affermare che a Cape Town ci sono capanne coi leoni e le gazzelle nelle vie o che a Bogotá c'è un mercatino della droga il sabato mattina in centro! Questi paesi che stanno emergendo a gran forza offrono condizioni di vita ai propri cittadini spesso molto superiori a quelle che si hanno in Italia. Facendo un esempio banale, non è uno sproposito dire che un italiano che lavora e risiede all'estero guadagna non molto di più di un locale assunto dalla stessa azienda (italiana) in quel paese, con meno esperienza (o in assoluta mancanza di background internazionale), con l'aggravante che l'italiano costa molto di più all'azienda in termini di tasse, contributi, eccetera. Non riesco davvero a capire da dove venga la chiusura italiana al cambiamento, quando attorno a noi abbiamo esempi evidenti. Valerio Zangoli Proyecto Hidroeléctrico Sogamoso Grupo Ict Sas
Io voto per la famiglia Gentile direttore, non sono d'accordo con Marchionne uomo dell'anno: è un manager che restituisce quello per cui viene pagato, ma ciò non lo eleva di un millimetro sul piano dell'autentica innovazione che abbia ricaduta sociale. L'uomo dell'anno è "la famiglia italiana". È quella ha tenuto, mostrando capacità e adattamento e sopportazione malgrado le carenze della cosiddetta classe dirigente italiana (soprattutto politici e imprenditori). Lettera firmata
Lo sguardo oltre l'orticello Gentile direttore, condivido appieno la scelta di Marchionne: è ora di svegliarsi e guardare avanti, non solo il nostro piccolo orticello! Purtroppo la situazione è critica, anche se cercano di distrarci attirando la nostra attenzione su altro. E se vogliamo uscirne, e bene, dobbiamo innovare, rivoluzionare e ricercare. Il futuro è nella ricerca e nello studio. Complimenti a Marchionne che riesce ad avere una visione globale della situazione auto, guardando avanti, facendo investimenti anche nei paesi non emergenti; perché ci ostiniamo a non voler essere noi un paese emergente? Lettera firmata
Mai fermarsi Gentile direttore, sono un italiano da molti anni residente in Venezuela come migliaia di nostri connazionali. Quasi tutti i giorni via internet leggo il Sole: per il mio lavoro ho bisogno di ricevere informazioni di buona fonte e molto concrete. Ho letto «Marchionne è l'uomo dell'anno», e l'ho trovato molto interessante, con un'analisi profonda e seria. Purtroppo la classe politica italiana, i dirigenti dei sindacati e tanti altri sono rimasti molto indietro, sono sempre gli stessi, la gioventù si vede poco o quasi nulla... Io mi domando: che futuro si sta creando per le prossime generazioni? Il mondo moderno ci offre tante possibilità, però bisogna rinascere a nuove idee, a nuove strutture. Claudio Di Flaviano Alimentos Cdf c.a. Venezuela
Puntare sulla qualità Gentile direttore, Sergio Marchionne indica all'Italia come poter continuare a competere nel mondo globalizzato e conservare perciò il suo ruolo internazionale. Il paese, oltre che alla flessibilità e produttività del sistema, migliorabili tramite la negoziazione e la revisione degli accordi sindacali, deve puntare sull'implementazione di nuove tecnologie, sull'innovazione in senso lato, qualità che si possono conseguire attraverso la creazione di competenze distintive, quindi formazione, ricerca e sviluppo, industrializzazione, imprenditorialità diffusa, in un contesto etico e legalitario. I poli di aggregazione del processo di miglioramento (stato, università, media, imprese, sindacati) non mi pare abbiano dimostrato nel 2010 particolari capacità, slanci o visioni che consentano di essere ottimisti per il 2011. Lettera firmata
Mentalità globale Gentile direttore, approvo la scelta di Sergio Marchionne come uomo dell'anno. La maggioranza degli italiani, però, non comprende ancora il cambiamento veloce dei mercati, la necessità di competitività a livello globale. Sono rinchiusi in schemi mentali che andavano bene 20 o 30 anni fa. Vedremo come sarà il 2011. Lettera firmata