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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2011 alle ore 06:38.
Gentile direttore, fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani! Varata la riforma universitaria, occorre dare fisionomia, contenuti, piedi e gambe alla nostra università. Un accadimento – la nuova legge – con cui tutti (non solo gli universitari) dovremo fare i conti. Una dimensione giuridica, che però è anzitutto un "contenitore" da riempire di attività universitariamente qualificate e quantitativamente qualificanti. Ma con quale background, in quali direzioni e sulla base di quali idee generali sull'università e sulle sue peculiari finalità? Con quali valori e indicatori scientifici e didattici, tendenzialmente di "senso comune"?
Per quale funzione universitaria specifica, nel territorio, nella nazione, nei rapporti con l'Europa e con il mondo?
In altri termini: ciò che più sembra servire, ora, è un progetto di massima, individualmente e collettivamente riconoscibile, di vita accademica pienamente vissuta all'interno dei singoli ambienti universitari e autonomamente vitale nei rapporti con l'esterno. Essenziale, quindi, la trasparenza del nesso tra i compiti istituzionali propri e nuovi di ciascuna istanza universitaria e gli scenari universitari d'insieme: ideali, scientifici, didattici, storico-culturali, economico-produttivi, professionali, per il presente per il futuro. Un forte senso della prospettiva...Fatta l'università, facciamola davvero!
Nicola Siciliani de Cumis
Professore ordinario di Pedagogia generale
La Sapienza - Roma
L'inceneritore non risolve
Gentile direttore, a dispetto del fatto che ne sono stati realizzati alcune migliaia in mezzo mondo (l'altra metà adotta sistemi rigorosamente ecocompatibili) gli inceneritori non sono la corretta soluzione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. È incontestabile che gli inceneritori emanano dai camini polveri sottili altamente dannose per l'ambiente e che producono le cosiddette "scorie", anch'esse dannose, che vanno depositate in speciali discariche. Occorre studiare un nuovo piano dei rifiuti centrato sulla "produzione zero", conseguibile attraverso una loro progressiva riduzione, sulla raccolta differenziata e sulla trasformazione in "compost" per l'agricoltura dell'"umido" oppure sul suo smaltimento mediante tecniche a freddo. Ci metteremmo al passo dei paesi che un simile piano adottano da decenni.