Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2011 alle ore 07:28.
Gli ultimi due premi Nobel per la pace sono stati vinti da un americano e da un cinese, dal presidente Barack Obama e dal dissidente Liu Xiaobo. Gli interessi di America e Cina iniziano pericolosamente a divergere, malgrado i due sistemi economici siano ormai interdipendenti. La decisione di premiare il leader statunitense e l'oppositore del regime cinese fotografa la tensione crescente tra Washington e Pechino.
La grande sfida del 2011 è tra l'unica superpotenza mondiale, per quanto sfiancata da debito, ansia e crisi, e l'emergente potenza economica e militare del XXI secolo. In ballo ci sono le questioni monetarie e commerciali, il controllo dei mari del Sud, la leadership in Asia, gli approvvigionamenti energetici e di materie prime. Ma anche gli aiuti nucleari americani all'India e quelli cinesi al Pakistan, l'indipendenza di Taiwan e le minacce atomiche della Corea del Nord.
La data chiave è il 19 gennaio - in concomitanza con il debutto della decima stagione di American Idol, lo show di più grande successo televisivo negli Stati Uniti - quando il presidente cinese Hu Jintao andrà da Obama a Washington. Vecchie volpi come Zbigniew Brzezinski suggeriscono ai due paesi le strade per restare amici, mentre i falchi alla John Bolton invitano la Casa Bianca a non cadere nella trappola coreana (i soliti e inconcludenti colloqui sul nucleare), in realtà tesa dalla Cina per imbrigliare Washington.
Il 2011 (luglio) è anche l'anno dell'avvio del disimpegno dall'Afghanistan, dove le truppe Nato però resteranno fino al 2014 e forse oltre. Entro la fine dell'anno, in base all'accordo firmato da George W. Bush e dal premier iracheno Nouri al-Maliki, gli ultimi 50mila soldati lasceranno l'Iraq, dove il 15 marzo - per la prima volta dalla caduta di Saddam - tornerà a tenersi un summit della Lega Araba. Il premier iracheno ha confermato di non aver più bisogno degli americani. Lo storico militare del Council on Foreign Relations, Max Boot, però è scettico e crede che sarebbe meglio se in Iraq restasse una presenza militare di lungo termine come in Germania, Italia, Giappone e Corea del Sud.
Il primo momento di crisi del 2011 è annunciato per la settimana prossima. Tra il 9 e il 14 gennaio si terrà il voto sull'indipendenza del Sud del Sudan. Sarà difficile che il Nord islamico guidato dal presidente islamista Bashir si lasci sfilare i giacimenti petroliferi del Sud cristiano e animista. L'Iran resta al centro delle preoccupazioni mondiali. Gli ayatollah hanno riavviato le iniziative politiche per dividere la comunità internazionale sui programmi atomici.