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Commenti e Inchieste

Il compromesso che non basterà

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2011 alle ore 08:51.

È facile dire che il 2011 sarà l'anno delle regole in campo finanziario. Molto più difficile capire se saranno davvero quelle che servono per rendere il sistema bancario più robusto e soprattutto più efficiente. La cornice complessiva disegnata dal Financial Stability Board è quasi completa e i nuovi requisiti di capitale fissati dal Comitato di Basilea, pur diluiti nei tempi di applicazione, rappresentano comunque un punto fermo di cui il mercato già tiene conto.

Ma si tratta appunto solo di una cornice, che non è di per sé sufficiente a indurre le banche a comportamenti meno rischiosi e a concentrarsi sull'attività al servizio del sistema produttivo e della crescita. Come hanno affermato varie autorità internazionali e da ultimo Mario Draghi (Il Sole 24 Ore, 7 dicembre 2010), è necessario un vero e proprio "salto culturale" e il meno che si possa dire è che i fatti sono ancora lontani dalle buone intenzioni, se è vero che proprio nei giorni scorsi la rivista della Banca dei regolamenti internazionali si chiedeva, con qualche angoscia, come mai il trading sul mercato dei cambi (che è una misura indiretta dell'attività di trading internazionale) abbia raggiunto il record assoluto di 4 trilioni di dollari al giorno, circa l'8% del Pil mondiale di un intero anno.
È la prova più chiara che non ci sarà il cambio culturale auspicato se le regole non forniranno il primo impulso, rimuovendo gli incentivi distorti che sono alla base dei comportamenti più pericolosi per la stabilità delle banche e dell'intera economia. Ma a questo scopo occorre che la cornice complessiva che è già stata definita si riempia di contenuti veramente efficaci: ad esempio, per quanto riguarda il trasferimento su mercati regolamentati degli scambi sui derivati oppure le norme di vigilanza sull'attività di trading proprietario (la cosiddetta Volcker Rule) che saranno emanate negli Stati Uniti e con tutta probabilità anche nel Regno Unito, dove è al lavoro una commissione di esperti che ha già sottoposto a consultazione una serie di temi. Ma soprattutto negli Stati Uniti, si respira un'aria ostile alla regolamentazione, che suscita fondate preoccupazioni.

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Tags Correlati: Bri | Comitato di Basilea | Europa | FBS | Mario Draghi | Politica | Volcker Rule

 

Per l'Europa il 2011 si apre con il battesimo del nuovo quadro di regolamentazione: un nuovo istituto (l'European Systemic Risk Board) e tre autorità sovranazionali, rispettivamente per la supervisione di banche, mercati e compagnie di assicurazione. Un passo avanti, ma per non smentire la tradizione europea, anche un faticoso compromesso che si traduce in una governance complessa dei nuovi organismi e in poteri ancora limitati. Una combinazione pericolosa, in un anno che non sarà sicuramente facile per le banche europee e in cui quindi ci sarà un bisogno estremo di affrontare i problemi in modo coordinato e condiviso.
Questo rinvia a un problema politico ancora più grande, che riguarda la capacità dell'Europa di trovare regole e strumenti nuovi e comuni per affrontare la crisi. Una previsione che forse non si sentirebbe di fare il venditore di almanacchi di Leopardi per assicurare che l'anno prossimo sarà più felice (anzi: "più, più assai") di quello che si è appena chiuso.

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