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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2011 alle ore 07:59.
L'ultima modifica è del 07 gennaio 2011 alle ore 07:35.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha opportunamente messo l'instabilità dei prezzi dei generi alimentari tra le priorità che il suo paese intende affrontare nell'anno di presidenza del G-20. I dati diffusi mercoledì dalla Fao - l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura - mostrano che i costi di diversi prodotti di base hanno ormai superato i picchi raggiunti nel 2008. Poiché la spesa alimentare costituisce una parte cospicua e incontrollata dei magri budget familiari nei paesi più poveri, il rialzo dei prezzi si configura come una minaccia alla crescita globale e alla stabilità sociale.
Quando i prezzi dei generi di prima necessità salgono alle stelle, i costi ricadono sui poveri. Senza un'azione globale, le popolazioni dei paesi poveri non avranno sufficienti quantità di cibi nutrienti, con conseguenze tragiche sia a livello individuale sia sulla futura prosperità dei loro paesi. I membri del G-20 dovrebbero decidere di mettere il cibo al primo posto: perché il cibo è la base della vita e perché l'adozione di misure concrete da parte del G-20 potrebbe contribuire a cambiare realmente le cose per centinaia di milioni di persone.
L'obiettivo centrale dovrebbe essere assicurarsi che non venga più negata la disponibilità di alimenti nutrienti alle persone e ai paesi più vulnerabili. È un obiettivo che il G-20 può raggiungere, a patto di mettere in pratica le seguenti misure concrete, tra loro collegate.
Rendere più fruibili al pubblico i dati sulla qualità e la quantità delle riserve di cereali. Una migliore informazione rassicura i mercati e aiuta a frenare le impennate dei prezzi causate dal panico. Le istituzioni multilaterali potrebbero aiutare a individuare dei modi per aumentare la trasparenza.
Migliorare le previsioni e il monitoraggio dei fenomeni climatici a lungo termine, soprattutto in Africa. Previsioni accurate di lungo periodo vengono date per scontate dai coltivatori e dagli acquirenti nel mondo sviluppato; nei paesi poveri, in cui i raccolti dipendono dalle precipitazioni, le imprecise previsioni delle rese amplificano l'altalenare dei prezzi. Previsioni meteorologiche migliori consentirebbero una migliore pianificazione e aiuterebbero a prevedere in anticipo le necessità di assistenza. L'Organizzazione Meteorologica Mondiale e la Banca Mondiale stanno già dando dei contributi in tal senso, ma non bastano.