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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2011 alle ore 07:36.
L'ultima modifica è del 07 gennaio 2011 alle ore 08:50.
La sua voce si era levata senza paura per modificare la legge contro la blasfemia: è un espediente, aveva detto, per vessare le minoranze. Poi aveva voluto incontrare in carcere Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per avere insultato, secondo poco credibili testimoni, il profeta Maometto.
In Pakistan, terra di integralismo dilagante, Salman Taseer, un imprenditore di successo, aveva mostrato un coraggio straordinario: il governatore del Punjab era più fedele alle sue idee di uomo aperto e di cultura che a una politica di basso profilo, tesa ad accaparrarsi consensi popolari lasciando spazio agli istinti più intolleranti della piazza manovrata dai mullah estremisti. Era un personaggio non comune nel mondo musulmano di oggi dove scarseggiano i combattenti per i diritti umani. Lui sì che è stato un vero eroe, non il suo assassino, Mumtaz Qadri, un poliziotto celebrato su Facebook e dagli imam come "un soldato dell'Islam". Ma Salman era isolato, poco sostenuto anche dal suo partito, quello del presidente Zardari. La solitudine del governatore è angosciante quanto la sua morte violenta, ingiusta come le folli celebrazioni del suo assassino. Saremo capaci di trovare un modo, un luogo, un'idea, per ricordare Salman Taseer?