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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2011 alle ore 09:47.
Le tariffe dell'Rc auto sono un tormentone periodico nel nostro paese. Per i consumatori sono troppo alte. L'Isvap, regolatore del settore, dichiara possibile una riduzione dei prezzi. Le assicurazioni chiedono l'istituzione di una agenzia anti-frode per mettere un freno alla pratica dei finti incidenti, sinistri mai avvenuti e denunciati solo per ottenere soldi alle compagnie. Il governo annuncia azioni risolutive, in tutta evidenza convinto che sia nei suoi legittimi poteri "fare i prezzi" quando quelli di mercato non gli garbano.
Del problema, si cominciò a parlare a pochi anni dalla liberalizzazione. L'eternamente temibile "cartello degli assicuratori" è già passato sotto le cure dell'Antitrust. Nel 2000 l'Autorità multava per 700 miliardi di lire 38 diverse compagnie assicurative. Veniva imputato loro uno scambio di informazioni "improprio", che avrebbe avuto luogo attraverso una società terza che di mestiere raccoglieva, elaborava e distribuiva una gran messe di dati sull'assicurazione auto. Ciò avrebbe concorso a determinare premi più elevati di quelli attesi in un mercato concorrenziale.
In un contributo contenuto in un libro uscito a mia cura (Cartello a perdere. Assicurazioni, antitrust e scambio d'informazioni, Rubbettino, 2008), attraverso il confronto fra voci di spesa e quelle relative agli incassi per l'Rc auto nel periodo 1994-1999 Massimiliano Trovato dimostrava come questa presunta intesa non avesse determinato profitti. Il "capo d'imputazione", insomma, risultava molto debole: veniva considerato illecito lo scambio d'informazione di per sé, non emergevano prove circa il fatto che dal presunto cartello le assicurazioni avessero tratto profitto.
Di quella decisione ci si ricorda per il cosiddetto decreto "salva-compagnie", su cui si spese l'allora ministro Marzano, e che mise un argine alla grandinata di ricorsi dei consumatori che rischiava di abbattersi sulle imprese del ramo. Pochi anni dopo, l'Antitrust volle sanzionare nuovamente l'associazione degli assicuratori, l'Ania, perché distribuiva alle sue associate e ai carrozzieri un cd che conteneva valutazioni sui costi di riparazione dei più diffusi veicoli in commercio. L'accordo, che aveva lo scopo di sostenere i costi dei risarcimenti entro parametri condivisi (arginando micro-comportamenti poco virtuosi ma molto comuni), veniva considerato di nuovo sintomo di un'intesa indebita. In questo caso, il Consiglio di stato ha ribaltato la decisione.