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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2011 alle ore 06:35.
L'ultima modifica è del 10 gennaio 2011 alle ore 09:17.
Visto da Bruxelles, non c'è dubbio che il 2011 si presenti come un anno determinante per il futuro dei paesi europei. Per la revisione in atto delle regole sul Patto di stabilità e sulla sorveglianza dei mercati finanziari che dovranno ridare solidità all'euro; per la trattativa sulle prospettive economiche 2014-2020, che fisserà meccanismi e distribuzione dei capitoli di spesa degli anni a venire, inclusi la politica agricola e i fondi strutturali; per altre decisive partite, dal brevetto europeo ai regolamenti ambientali, cruciali nel determinare benefici o svantaggi nella corsa alla competitività delle aziende nazionali.
È perciò fondamentale che in questo frangente i politici italiani, sebbene distratti da beghe nazionali e dalle suggestioni di elezioni anticipate, non perdano di vista quanto è in gioco sul tavolo europeo. E sappiano dare prova, nell'Europarlamento e nelle altre sedi preposte , di un sano spirito bipartisan perlomeno nelle questioni chiave per l'interesse del sistema Italia. Così come è importante che il governo italiano sappia identificare e difendere con vigore le vitali prerogative di un grande paese fondatore dell'Unione europea, che però non sempre viene considerato di pari grado dagli altri tre big europei, Francia, Germania e Regno Unito. Altrimenti, non resta che rassegnarsi a un 2012 e anni seguenti in cui l'Europa ci sembrerà sempre più buia.