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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2011 alle ore 06:34.
L'ultima modifica è del 10 gennaio 2011 alle ore 09:19.
Mentre l'Istat suona l'ennesimo campanello d'allarme sulla disoccupazione giovanile, le regioni provano a dare una risposta sul territorio all'invito del presidente Napolitano, che nel discorso di fine anno ha richiamato politici e istituzioni a investire sulle nuove generazioni, aprendo nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa. Le regioni mettono sul piatto nuove risorse confezionate all'interno di piani per il lavoro dallo slogan accattivante: «Giovani sì», «Più lavoro», «Più apprendi più lavori». In tutto un miliardo di euro - in più anni - da spendere in bonus per pagare l'affitto, borse di studio, incentivi alle imprese che assumono.
Iniziative lodevoli, certo, ma i budget sono pur sempre limitati dal rigore dei conti pubblici e se ci saranno tanti che potranno beneficiare dei nuovi incentivi, la lista degli esclusi sarà sempre più lunga. Bisognerebbe forse capire perchè oltre un giovane su quattro (il 28,9% secondo l'Istat) è disoccupato nonostante ci siano posti di lavoro che restano vacanti o perchè spesso la precarietà dura fino alla soglia dei 40 anni. Servono risposte e soluzioni concrete in tempi rapidi all'appello del presidente. Anche, forse soprattutto, da parte del governo.