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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2011 alle ore 08:25.
L'ultima modifica è del 12 gennaio 2011 alle ore 06:39.
Sono poche le scuole che hanno accettato di ospitare le due sperimentazioni ministeriali finalizzate a disegnare un sistema di valutazione e di riconoscimento del merito nel mondo dell'istruzione. Eppure, numerose indagini dicono che almeno due insegnanti su tre vorrebbero essere valutati e vedere riconosciuti i meriti individuali. Il ministero si era proposto di sperimentare da un lato un sistema di valutazione delle scuole basato sulla misurazione dell'incremento dei livelli di apprendimento a parità di contesto e su indicatori qualitativi forniti da valutatori esterni.
Dall'altro di avviare un sistema di valutazione dei singoli insegnanti che, attraverso una commissione interna di "pari", consentisse di premiare quelli la cui buona reputazione fosse comprovata e indiscussa anche tra le famiglie. È soprattutto contro quest'ultimo dei due progetti ministeriali che si è manifestata un'opposizione plateale da parte degli insegnanti interessati.
Come membro del comitato tecnico scientifico che ha ideato queste sperimentazioni mi sto chiedendo perché esse incontrino così tanta freddezza non solo tra i sindacati, ma anche tra i singoli docenti meno schierati.
Chiunque voglia affrontare con onestà questo problema sa che le difficoltà sono enormi e nessuna soluzione è a priori esente da critiche. Proprio per questo la strada di una sperimentazione su piccola scala che aiuti a distinguere ciò che forse può funzionare da ciò che invece appare destinato a fallire, sembrerebbe una strada alla quale nessuno dovrebbe opporsi: né coloro che vedono con favore la procedura da sperimentare, e per questo cercano conferme, né coloro che la ritengono dannosa e proprio nell'esperimento possono trovare la dimostrazione di quanto giuste siano le loro convinzioni. Sarebbe una strada che una volta tanto ci metterebbe in linea con le più avanzate esperienze internazionali, come illustrato dall'Economist del 6 gennaio.
Accade invece che chiunque veda in queste sperimentazioni un singolo aspetto che non corrisponde alle sue convinzioni a priori conclude che il progetto vada rifiutato per intero. Così, ad esempio, chi ritiene che la valutazione degli insegnanti possa solo basarsi su parametri oggettivi, boccia tutto perché una delle due sperimentazioni studia proprio se sia possibile identificare quell'imponderabile complesso di caratteristiche che fa la reputazione del "buon maestro". Dimentica però che l'altra sperimentazione si basa invece sui parametri quantitativi costruiti dall'Invalsi per misurare in modo oggettivo, a livello di scuola, gli incrementi di apprendimento a parità di contesto dove questo è possibile (attualmente solo nelle medie inferiori per matematica e italiano).