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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2011 alle ore 09:00.
L'ultima modifica è del 14 gennaio 2011 alle ore 07:44.
DETROIT - «Se Chrysler vuole restituirci i prestiti prima della scadenza, saremo felicissimi. E siamo pronti a metterci attorno a un tavolo con Sergio Marchionne per discutere i termini dell'operazione e del collocamento in Borsa». Così Ron Bloom, capo della task force auto di Obama, commenta la prospettiva di un'Ipo di Chrysler già nel 2011. «La nostra quota in Chrysler – afferma – è molto inferiore a quella in General Motors (9% circa contro un iniziale 61%, ndr) e il nostro investimento principale sono i prestiti che abbiamo concesso all'azienda. Se Chrysler sarà in condizioni di ripagare questi debiti già quest'anno o il prossimo, saremo felicissimi di ricevere i soldi. Se il board della società ritiene che essa sia pronta per tornare in Borsa quest'anno o il prossimo, li sosterremo in questo loro progetto». Nel frattempo, come ha spiegato Marchionne agli analisti mercoledì, Fiat – che ha il 25% di Chrysler – è più vicina a soddisfare le condizioni per salire al 30%: le vendite di Chrysler fuori dall'area Nafta hanno infatti superato gli 1,5 miliardi di dollari.
Intervenendo al convegno di Automotive News a Detroit, Bloom è stato prodigo di elogi al management della Chrysler guidato da Sergio Marchionne: delle tre aziende di Detroit, ricorda, «Chrysler è quella che ha avuto la strada più difficile»; ma «ha segnato tre trimestri consecutivi di utile operativo ed è riuscita ad aumentare la sua quota di mercato. Quando nel novembre 2009 hanno presentato un piano con obiettivi ambiziosi, quasi nessuno ci credeva. Ma hanno superato di gran lunga le attese e fanno progressi costanti». «Senza Marchionne, la Chrysler crollerebbe»? chiede uno spettatore. Bloom prima se la cava con una battuta: «L'importante è che ci lasci il maglioncino». Poi, più seriamente, dice che «i leader svolgono un ruolo importante. Quello di Sergio è fondamentale per Chrysler come quello di Alan Mulally per Ford. Sarà compito del board preparare il piano di successione. Lui sta facendo un ottimo lavoro, ma a questo mondo nessuno è insostituibile». Cambierà qualcosa se e quando la Chrysler verrà gestita da italiani? Lo "zar dell'auto" di Obama è tranquillo: «Se si arriverà a quel punto, sarà una giornata positiva: vorrà dire che l'azienda funziona, i posti di lavoro sono stati salvati e i debiti ripagati. Il business dell'auto è ormai globale, ma l'importante è che ci sia gente disposta a produrre auto sul suolo americano».