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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2011 alle ore 08:59.
L'ultima modifica è del 14 gennaio 2011 alle ore 07:44.
MILANO - «Marchione muori! Marchione crepa!». Cognome storpiato per il manager Fiat, ma il senso del messaggio condito di stella a cinque punte è chiaro. La scritta è apparsa ieri mattina su un muro nel centro di Sesto San Giovanni, l'ex Stalingrado d'Italia.
L'odio di classe, in questi giorni, corre sui muri e anche sul web. Il simbolo delle Brigate rosse è ricomparso sui muri di mezza Italia, da Torino a Napoli, mentre incitamenti alla rivolta si susseguono su siti internet estremisticamente "bipartisan".
Ieri la sede dell'Associazione industriali di Massa Carrara, a Carrara, è stata imbrattata con vernice rossa, il simbolo delle Br e frasi come «figli di operai, figli della stessa rabbia». A pochi chilometri di distanza è toccato al palazzo in centro a Viareggio che ospita le sedi Cna e Cisl: «Servi di Marchionne» è una delle scritte comparse. Sempre a Viareggio, in diversi punti della città, sono stati esposti striscioni con la scritta «no al ricatto Fiat solidarietà alla Fiom» firmato dai Giovani comunisti.
Sono solo alcuni degli episodi, cui si aggiungono quelli dei giorni precedenti: stella a cinque punte all'esterno della sede confederale della Uil a Napoli. Stesso simbolo anche a Torino, con slogan contro Marchionne, sul cavalcavia Sommellier e su alcune pubblicità.
Frasi e minacce, come detto, si rincorrono però anche su siti internet e forum, dove resistenti e antagonisti si scatenano in insulti, minacce e istigazioni, anche, alla violenza. Estrema sinistra ed estrema destra uniti, una volta si sarebbe detto "opposti estremismi", nell'odio a Marchionne e ai sindacati collaborazionisti Cisl e Uil.
Forza Nuova, ultradestra, accusa Fiat di voler schiavizzare i lavoratori, lo stato di assistere impotente all'attacco di Marchionne, l'unica soluzione è «la rimozione del cda e la nazionalizzazione Fiat», analisi sintetizzata anche in uno striscione ieri a Pesaro. Il sito del Partito comunista dei lavoratori va oltre: «È necessario proporre agli operai Fiat l'occupazione degli stabilimenti, rivendicando l'unica soluzione realistica alla crisi della azienda, ai 200 parassiti della famiglia Agnelli allargata e al loro boia di lusso Marchionne: l'esproprio e nazionalizzazione senza indennizzo (salvo ai piccoli azionisti) sotto controllo operaio del gruppo Fiat». Il Pcl insiste: bisogna «individuare come obbiettivi nemici Cisl e Uil, le loro sedi devono diventare legittimo riferimento della rabbia operaia, come fu a Torino nel lontano 1962 ("fatti di Piazza Statuto"), o come è stato fatto, in forma molto blanda, in alcune situazioni pochi mesi fa».