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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2011 alle ore 08:46.
Gentile direttore, con mia moglie abbiamo fatto una scommessa e accettato che la sua risposta sia arbitro. Secondo lei le librerie scompariranno e compreremo solo libri online da Amazon o li scaricheremo per iPad e Kindle. Secondo me no, comunque vada le librerie, magari un po' stile antiquariato, terranno duro. Che ne dice?
Paolo e Lia Rossi
Torino
Cari Rossi, nella vostra città di librerie storiche e no ce ne sono di bellissime, e passeggiare in centro (io avevo dietro casa la Luxemburg animata da Angelo Pezzana, dove libri e riviste straniere non mancano mai) è allietato da un giro tra i libri, con librai colti e simpatici. Qualche anno fa, e ne ricavarono anche un bel film, cominciarono a chiudere a New York le librerie colte, sul modello di Shakespeare and company, dove i volumi facevano da sfondo a chiacchierate e dialoghi un po' romantici, un po' snob. La Rizzoli aveva la vecchia libreria sulla Quinta Strada, dove la Fallaci e Stille si contendevano le novità, poi il trasferimento nell'elegante palazzina sulla 57esima dove ancora oggi, dopo tre piani di scaffali, hanno gli uffici i colleghi del Corsera, e, all'ultimo piano, lavorava la grande agente Maria Campbell. Poi arrivarono le catene tipo Barnes and Nobles o Borders, supermercati con chilometri di viali, lo spazio per i bambini, il caffè (l'italiano Alfredo de Marzio era stato pioniere dell'idea del caffè con i libri) e i puristi piagnucolarono. Ma generazioni di bambini impararono ad amare figure e parole seduti sulla moquette azzurra e ora che Amazon, Kindle e iPad chiudono anche le catene dei libri le rimpiangono, come i puristi le loro minuscole boutiques della pagina. Non so se l'elettronica vincerà, so che l'amore per la cultura ci farà sempre rimpiangere il passato. Il che è un bene, a patto di tenere bene gli occhi fissi al futuro
Vita dura da pendolare
Gentile direttore, sono una pendolare sulla linea Genova-Milano: ogni giorno, insieme a una media di un'altra cinquantina di persone, viaggiamo avanti e indietro tra la nostra residenza e il luogo di lavoro, perché impossibilitati a fare diversamente. La nostra vita è già dura, ma con la prima classe riusciamo almeno a lavorare e viaggiare in condizioni appena sufficientemente decenti. Scrivo perché a partire dall'orario invernale ci hanno tolto un'altra carrozza dalle due minime che avevamo e ce ne hanno lasciate una sola, aumentando il costo dell'abbonamento e obbligando a una prenotazione, che nella realtà risulta inesistente, perché legata a un numero di carrozza (o la 1 o la 2) che poi nella pratica non si trovano, lasciandoci comunque in piedi per le due ore di viaggio o obbligati ad andare in seconda con abbonamenti da 250 euro al mese, inutilizzabili nella classe che ci è dovuta. I capitreno dicono di scrivere a Trenitalia, Trenitalia di scrivere alla regione o non rispondono, cosa dobbiamo fare? Siamo lavoratori e anche se invisibili alzandoci alle 6 del mattino, ritornando alle 20, chiediamo di essere considerati, rispettati e avere un minimo di spazio dove poggiare i nostri cappotti, aprire i nostri computer e lavorare in pace e dignitosamente.