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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2011 alle ore 11:13.
Una procedura d'infrazione da parte della Ue. È questo il rischio che l'Italia sta correndo per aver messo al bando i sacchetti di plastica non biodegradabili. La norma è di vecchia data, addirittura del 2007, forse fatta sulla scia della Francia, che aveva tentato la stessa strada l'anno precedente. Peccato che, quando i francesi hanno inviato la notifica della legge alla Commissione europea, se la sono vista bocciare. La loro esperienza a noi non è servita e il governo è andato avanti. Fra l'altro, commettendo alcune possibili infrazioni: la violazione della norma sugli imballaggi e sui rifiuti e la mancata notifica della normativa tecnica. Non solo, la legge prevedeva un periodo di sperimentazione che non è stato effettuato, motivo principale del rinvio della legge: doveva entrare in vigore a gennaio dell'anno scorso.
A farne le spese saranno le centinaia di aziende del settore, che danno lavoro a 4mila dipendenti, più l'indotto. Già si profila un lungo contenzioso, con il ricorso fatto dalla Unionplast, l'associazione di categoria, al Tar del Lazio. Ma intanto a essere penalizzati sono i lavoratori: è già scattata, inevitabilmente, la cassa integrazione. E, se l'Italia sarà messa in mora, ci vorrà comunque del tempo per fare riprendere il mercato.