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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2011 alle ore 11:34.
L'ultima modifica è del 22 gennaio 2011 alle ore 11:35.
Il fenomeno Cetto La Qualunque ha scoperchiato un vaso di pandora, dove da decenni covavano le ceneri di Guglielmo Giannini, il fondatore della rivista L'uomo qualunque e poi del movimento politico derivato, Il fronte dell'uomo qualunque, outsider dell'Italia dell'immediato dopoguerra. Giannini è stato un precursore dell'antipolitica e dell'antistatalismo, della commistione tra comunicazione, comicità e politica. Di fatto, anche se suona blasfemo, è il padre spirituale, anzi umorale, della seconda repubblica.
Questa miscela esplode in Qualunquemente. Ma non solo dentro il film, bensì attorno. Di Cetto la caratteristica più importante, e grave, non è la politica ambidestra, ma la tendenza al crimine e alla satiriasi. È qualunquista più di nome che di sostanza. Qualunquista per "necessità" tattica che non diventa mai "virtù". Anche la meridionalità di questo imprenditore che entra in politica per tutelare malaffari e priapismo antropologico è più che altro funzionale al registro comico. Albanese ha lavorato sulla sottrazione, per rendere Cetto la summa dei difetti di tutti (Berlusconi, Bossi, Di Pietro, Mastella...), non la caricatura di uno.
Ma il fenomeno è straordinario perché clamoroso prima d'essere proiettato. Il merito? L'appeal televisivo di Albanese, rilanciato da Fabio Fazio, certo; ma soprattutto il marketing virale della Fandango, che ha creato una finta campagna elettorale che rivisita l'archetipo qualunquista, presente in tanti movimenti di governo e opposizione recenti: attaccare la classe politica, usare slogan a effetto, anche se poco reali, fare rete, movimento, scendere tra la gente... I gazebo ricordano quelli di Forza Italia come quelli del popolo viola. Mentre l'uso massiccio di internet ricorda l'erede fisiologico di Giannini: Beppe Grillo. Un comico che fa politica.
Il film di Giulio Manfredonia, con quel viola shocking che è la cifra morale (scioccante, ruffiana, ideologicamente equidistante dal rosso e dal blu) del Partito du Pilu, evidenzia già nel titolo avverbiale il tasso di qualunquismo della società italiana. Presente nel paese reale, abitato da sempre da uomini e donne qualunque, con interessi e problemi concreti, economici e sociali, noti a chiunque. Giannini portò alla ribalta l'uomo della strada. Cui Ennio Flaiano, nel Diario notturno (Adelphi, 2004), dedica un ritratto domestico, in L'amico qualsiasi: un padre affettuoso, cittadino scontento, moralista scettico. Si crede con «umile civetteria» qualcuno, non crede in nessuno.