Le nuove strade della lotta alla mafia

Quando si tratta di contrastare la criminalità organizzata ci sono giornate silenti e momenti in cui i cambiamenti si affastellano e, soprattutto, sembrano segnare l'apertura di soluzioni apripista. È quello che sta accadendo in queste settimane, a partire da Milano, con la gestione dei beni confiscati. Dal 1982 lo Stato sequestra e confisca alla mafia la sua ricchezza. L'azione ha un valore simbolico e un valore economico. Quest'ultimo è lampante quando si tratta d'imprese che producono e occupano dipendenti.

Tuttavia esistono criticità che finora ne hanno ipotecato il risultato finale: il rapporto con i fornitori, con il credito, con i clienti. Ora la novità: lo Stato attraverso la voce dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati chiede aiuto ai privati. E questi rispondono. Chiede cioè le competenze manageriali delle associazioni industriali e del mondo cooperativo. Chiama pure le banche. E anche queste rispondono. La svolta c'è. Come è una svolta per la giurisprudenza la sentenza della Cassazione che condanna Salvatore Cuffaro. Viene infatti confermata la validità della decisione dei magistrati di primo grado di contestare il reato di favoreggiamento piuttosto che quello di concorso esterno. Come invece era accaduto in passato con esiti opposti a quello di ieri. Vuol dire forse che si è aperta una nuova strada per bonificare il paludoso terreno delle collusioni?