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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2011 alle ore 07:46.
L'ultima modifica è del 24 gennaio 2011 alle ore 08:51.
Non bastava l'intreccio tra leggi regionali e delibere comunali. Sulla strada del piano casa si è messo anche il Fisco, secondo cui i lavori di ampliamento degli edifici non hanno diritto alle detrazioni fiscali del 36 e del 55 per cento. E così, l'operazione lanciata nel 2009 per far ripartire i cantieri resta sulla carta, con la sola eccezione (almeno per ora) di Veneto e Sardegna.
La lettura delle Entrate, ribadita da ultimo nella risoluzione 4/E/2011, è formalmente impeccabile, come riconosce anche chi ne critica la ratio. Resta però un dato di fondo, più volte sottolineato dalle imprese del settore: tra crisi economica e complessità delle norme – dettata anche dalla doverosa esigenza di tutelare il territorio – l'incentivo fiscale era (e resta) una leva indispensabile per convincere i privati a investire.
Ecco perché, se la concessione delle detrazioni fosse troppo onerosa per le casse pubbliche, varrebbe la pena di tentare vie alternative: come l'eco-prestito a tasso agevolato fino a 30mila euro (cavallo di battaglia della Finco) o come i prestiti a interessi zero sperimentati a livello locale negli ultimi anni, a esempio per favorire l'installazione del solare termico.