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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 07:43.
L'ultima modifica è del 25 gennaio 2011 alle ore 08:45.
L'eventuale nazionalizzazione delle Casse di risparmio spagnole rappresenta l'ennesimo capitolo di un abbecedario sui rischi di avere l'Euro senza avere una regolamentazione ed una vigilanza unificata. È un libro che purtroppo potrà avere anche altri capitoli, se i governi europei continueranno a vivere alla giornata, scaricando sulla Banca centrale europea (Bce) tutti i conflitti insoluti a causa della loro miopia.
La storia delle Casse spagnole ci offre un monito purtroppo molto attuale. Il rischio di un conflitto tra la tutela della stabilità monetaria - che deve rimanere la priorità per la Bce - e quella della stabilità finanziaria continuano a rimanere alti, se l'Unione continuerà ad avere regole finanziarie disomogenee e una vigilanza frastagliata.
Guardiamo cosa è successo in Europa negli anni che hanno preceduto la crisi finanziaria del 2007-2009. Se si analizzano i dati del periodo tra il 2001 e il 2006, l'Unione monetaria si caratterizza per una politica monetaria non solo unica, ma anche efficace. L'inflazione effettiva, ma soprattutto le aspettative di inflazione - il vero motore del successo o dell'insuccesso di una banca centrale - sono state entrambe basse e stabili. Lo stesso non è stato per le variabili finanziarie diverse dalla moneta, in particolare legate al livello di indebitamento.
La ragione è semplice: nell'Unione le regole che determinano il modello di banca, nonché le modalità di vigilanza sulle banche stesse, sono ancora troppo legate all'ambito nazionale, con tutti le conseguenze distorsive che ne derivano. Negli anni che hanno preceduto la crisi le industrie finanziarie dei paesi dell'Unione hanno preso strade affatto diverse, per un deficit che è di regole e di vigilanza.
Il sistema di regole dell'Unione è fondato sui principi dell'armonizzazione minima e del mutuo riconoscimento. Tale binomio doveva stimolare la concorrenza tra sistemi, con auspicabili effetti positivi in termini di efficienza. La conseguenza inattesa e indesiderata è stata l'eccessiva crescita del rischio. Infatti si è lasciato al prudente apprezzamento dei banchieri e dei vigilanti nazionali le scelte che finiscono per determinare l'effettivo grado di assunzione del rischio. In alcuni Paesi si è consentito che le banche assumessero rischi eccessivi, vuoi per il modello di attività adottato vuoi per le scelte di investimento. Nei mesi scorsi sono emersi di volta in volta gli eccessi delle banche inglesi e irlandesi, di quelle olandesi e tedesche, e per ultime ma non ultime le casse spagnole.