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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2011 alle ore 06:38.
Facce più distese e aria da scampato pericolo fra i banchieri che da oggi affolleranno come negli anni d'oro piste da sci, appuntamenti mondani e tavole rotonde del Forum di Davos. A dispetto del tema generale «Regole condivise per la nuova realtà», nelle occasioni ufficiali si parlerà in questi giorni più dell'incremento record dei prezzi delle materie prime, dell'annoso problema dei debiti sovrani che della questione della solidità del sistema finanziario. I big della finanza potranno quindi evitare di difendersi a tutti i costi e dedicarsi quasi a tempo pieno alla clientela. Sotto la cenere, però, il fuoco di Basilea 3 cova ancora, anche perché sono diversi i nodi da sciogliere nei prossimi mesi.
Prima fra tutte la questione della scelta delle banche di interesse sistemico, le "too big to fail" che dovranno rispettare requisiti di capitale più stringenti. Le candidate a rivestire questo ruolo così poco invidiato avranno il loro da fare in questi giorni nell'intessere rapporti con il Financial stability board e le autorità di vigilanza nazionali chiamate a prendere una decisione. Se il conto da pagare dovesse rivelarsi salato, l'alternativa sarebbe la scelta fra mettere ancora mano alle tasche del portafoglio per ricapitalizzare oppure rivedere i criteri per concedere il credito a famiglie e aziende. In entrambi i casi non sarebbe un bel segnale per la ripresa che verrà.