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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2011 alle ore 09:06.
L'ultima modifica è del 01 febbraio 2011 alle ore 09:07.
Come evolverà a breve termine la situazione in Egitto?
Possiamo tratteggiare due scenari possibili. L'ipotesi più ragionevole è che si arrivi a un compromesso con ElBaradei e si proceda a elezioni il più possibile libere e democratiche. Il presupposto di fondo è che Mubarak dimostri la disponibilità a farsi da parte, e ciò non è scontato. Ipotesi più drammatica è quella legata all'acuirsi di fratture che oggi riguardano anche l'esercito: in questo caso il paese cadrebbe nel caos più totale e ci sarebbe spazio perfino per possibili colpi di stato o interventi esterni.
Quale ruolo può avere l'Occidente in questa fase storica?
La diplomazia statunitense è quella che ha più carte da giocare per guidare a un'ordinata transizione. Tuttavia ho i miei dubbi che questo tentativo abbia successo. Benché la Germania provi a dire la sua, l'Europa è invece fuori dai giochi, perché di fatto non è un soggetto politico.
Quale lo scenario di lungo periodo: stretta del regime, più democrazia o terza via?
Nel lungo periodo l'Egitto si trasformerà in un paese più libero e più democratico di quello attuale. La popolazione egiziana è formata per due terzi da giovani che non possono essere tenuti a lungo in un regime di polizia. Si tratta di una gioventù acculturata. Le "punte" di questo movimento sono anglofone, usano internet, sanno utilizzare a proprio vantaggio i mezzi di comunicazione. D'altra parte, il fondamentalismo islamico e il regime sono la faccia della stessa medaglia: tanto più l'Egitto si evolverà verso la modernità, tanto meno i gruppi islamici avranno il sopravvento.